Perde la giovine Udinese nell'anticipo del sabato delle 18. Perde a Catania, città che fino a ieri ha evocato ricordi dolcissimi e nitidi tra i tifosi friulani: dalla doppietta del Galinho per i meno giovani al recente gol che sfida le leggi della fisica di Di Natale che vale la Champions. Era lo scorso maggio, da quel giorno di festa ne sono successe tantissime: dalla cessione di numerosi giocatori tra cui i cardini Handanovic e Asamoah, alla traumatica eliminazione dalla Champions League, dalla nuova eliminazione da una competizione europea concretizzata con il doppio suicidio "elvetico" alla rincorsa in campionato resa difficoltosa da una serie di infortuni imbarazzante. Una mezza dozzina di mesi ad alta tensione che ha visto l'epilogo ieri, con una squadra giovanissima e deturpata dei suoi uomini cardine uscire sconfitta da una squadra propositiva e vogliosa quanto meno di provarci a raggiungere quella zona europea.



Sconfitta annunciata? Facile dirlo col senno di poi ma le sensazioni non erano ovviamente positive. Le assenze per l'Udinese sono una giustificazione, sarebbe da ipocrita non citarle. Qualunque squadra senza il miglior attaccante, lo zoccolo duro del centrocampo e un difensore titolare farebbe quanto meno fatica a maggior ragione su un campo in cui le grandi squadre hanno spesso steccato (la Juventus ha avuto bisogno di un guardalinee compiacente, il Napoli in 11 vs 10 per gran parte della partita non ha portato via l'intera pagnotta...). A rincarare la differenza tra le due squadre ci si è messo l'atteggiamento della vigilia. Il Catania ha fissato, per voce dei suoi dirigenti, l'obiettivo sulla zona Europa League, un traguardo che rasenta l'impossibile ma che denota la voglia della squadra etnea di azzannare le singole partite. Molto più conservativo l'atteggiamento dell'Udinese che tra scudetto delle provinciali e un eventuale sorpasso sul Catania si è tenuta sempre molto sul vago. Nel dopo-partita poi Guidolin ha fatto presente di non aver mai parlato in prima persona di Europa, più chiaro di così?

La verità è che per quanto profuso dalla squadra nell'arco dell'intera stagione la qualificazione europea non sarebbe stata meritata, per niente. Troppe infatti sono state le partite sottotono o dal gioco pressocché inesistente, tanti i giocatori che hanno dimostrato qualità in fieri ma tutte da esprimere. E' difficile anche circoscrivere quest'annata rispetto alle precedenti. All'inizio c'era il dubbio se fosse una stagione di chiusura del ciclo precedente o una nuova, dopo 28 partite la questione non è dipanata. Di certi ci sono due aspetti: il primo è che questa squadra necessiti di un regista che faccia girare la palla con criterio e che di conseguenza aumenti il tasso qualitativo anche dei compagni di reparto (ma la direzione non sembra essere quella visto che Larini si è precepitato a chiarire che nemmeno Jadson può essere considerato un regista...), il secondo è che non conviene certo scendere dal carro ora, non è edificante. Dare contro ad una squadra che in due anni ha conquistato la Champions League e che anche quest'anno, al netto delle difficoltà, ha lottato per un posto al sole non è edificante, al massimo si può ascrivere qualche colpa alla dirigenza non tanto per la politica al risparmio ma per aver toppato clamorosamente gli acquisti (soldi sostanzialmente buttati per Maicosuel e Willians, fuori da ogni logica l'acquisto di Ranégie...). L'impressione è che già dall'anno prossimo, se verranno risolte delle questioni interne quali il futuro di Guidolin e Di Natale, cardini ed indispensabili anche per il futuro, la squadra con la progressiva crescita dei giovani quali Allan, Merkel, Gabriel Silva e Muriel possa tornare a competere per le posizioni che contano. 

Sezione: Editoriale / Data: Dom 17 marzo 2013 alle 11:47
Autore: Davide Rampazzo / Twitter: @Davide_Rampazzo
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