«Questo è il sale del calcio, a volte capitano episodi a nostro favore, altre volte contro. Ma perdere così, al 93', fa un male boia». Doveroso partire da qui, da parole che testimoniano, se ancora ce ne fosse bisogno, la dignità e l'eleganza di Francesco Guidolin; mai una polemica, mai una recriminazione tra le sue dichiarazioni, anche quando avrebbe tutti i diritti di questo mondo per alzare la voce. E il torto subito a San Siro dalla sua Udinese non è di quelli su cui è semplice passare sopra, perché il fallo da rigore fischiato dall'arbitro Valeri non è dubbio, è proprio inesistente: Heurtaux intercetta e devia in angolo il pallone toccato da El Shaarawy nel tentativo di accentrarsi, e solo dopo gli rovina addosso, fine della storia. Un punto strappato via,  d'accordo, ma - che ci piaccia o meno - questo è il calcio, bellezza!

Il fattaccio da moviola fa passare in secondo piano un dettaglio non da poco, ossia che il Milan, sul piano della prestazione, questa vittoria l'ha meritata. Nemmeno quaranta secondi e Balotelli aveva già fatto venire i brividi lungo la schiena a Padelli, autore poi di una gara di altissimo livello: il portierone di Lecco ha tenuto in partita i suoi fino alla fine grazie a un mix perfetto di tempestività nelle uscite, attenzione e reattività. Senza dubbio il migliore in campo tra i friulani, e quando il portiere brilla non è mai un buon segno. Troppi gli spazi concessi al trio offensivo rossonero, con un Niang - in stato di grazia, va ammesso - lasciato libero di fare il bello e cattivo tempo dalle parti di Gabriel Silva, così come dall'altro lato l'opposizione di Heurtaux si è rivelata troppo molle per poter placare le iniziative di El Shaarawy. Proprio da uno di questi duelli persi è nato l'assist per il gol del vantaggio milanista, realizzato al 25' dall'ultimo acquisto di via Turati. Pochi minuti più tardi Balotelli accarezza il raddoppio con una gran destro diretto all'incrocio, tiro sventato dall'ottimo intervento di Padelli.

L'Udinese appare ingolfata a centrocampo, incapace di costruire gioco e tanto meno di superare il filtro eretto sulla mediana dal Milan: nel primo tempo l'unica sortita offensiva di Muriel è stata bloccata al limite dell'area senza grossi problemi dalla retroguardia rossonera. Particolarmente scialba la prova del colombiano, inguaiato tra le linee nemiche non ha avuto modo di cimentarsi nella sua specialità, quelle progressioni irresistibili che hanno fatto la sua fortuna a Lecce: Muriel sembra faticare a trovare la sua dimensione nell'undici friulano, alle sue spalle c'è una squadra che non può permettersi di giocare per lui e questo l'attaccante deve capirlo in fretta. Giornata storta anche per Totò, mai pericoloso nei pressi dell'area del Milan: insomma, troppo poco perfino di fronte alla coppia Zapata-Bonera, non di certo un muro invalicabile.

La ripresa porta in dote il primo tiro di Di Natale - di stinco, niente di memorabile - ma soprattutto il clamoroso pareggio: il capitano, sfruttando un'ingenuità della difesa avversaria, lancia Muriel che cede poi palla a Pinzi per il gol dell'1-1. Decisiva la goffa deviazione dell'ex Zapata, che mette fuori causa Amelia. Da questo momento l'inerzia della partita viene scossa, il Milan perde la tranquillità con cui aveva fin lì gestito il match, cala d'intensità e l'Udinese trova pian piano coraggio, senza tuttavia riuscire a pungere; in una fase di gioco piuttosto opaca spiccano poi la traversa colpita da Niang al 78' e l'insidiosa punizione di Balotelli disinnescata dal vice di Brkic al 86'.

Allo scadere la sensazione era quella di un Milan con l'amaro in bocca per un'occasione sfumata, per una superiorità che i numeri avrebbero vanamente attestato: 10 tiri in porta contro l'unico dei bianconeri, 12 tiri fuori a 5. Ma le partite, si sa, non sono chiuse fino al triplice fischio. Inutile soffermarsi su quanto è accaduto attorno alla controversa decisione di Valeri, la società ha parlato abbastanza. La delusione è sacrosanta, ma forse sarebbe meglio concentrare le energie su un altro obiettivo: oliare i meccanismi di questa squadra. Guidolin, signore dell'autocritica, sarà d'accordo.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 04 febbraio 2013 alle 09:01
Autore: Federica Zille
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