Questa mattina Zico è ripartito per il Brasile. Grazie al Galinho siamo tornati a sognare ma ora purtroppo la magia è finita e noi torniamo alla nostra triste realtà, soli ed inermi con i nostri problemi. Che l'Udinese non fosse più quella squadra magica di un tempo ormai ce ne eravamo accorti tutti. Mai pensavamo però di arrivare fino a questo punto. Dopo aver toccato il fondo eravamo certi che piano piano si potesse rinascere e che la società, conscia dei suoi errori, volesse tornare ad aprire un ciclo vincente. Dopo il triste avvio di Iachini, con l'arrivo di Gigi in panchina questa rinascita sembrava veramente possibile. Il nuovo anno poi però ha cancellato ogni nostro buon proposito con una bianconera che pare ora voler tirare a campare, senza obiettivi se non quelli commerciali, fino a fine stagione.
La società nel frattempo resta inerme, chiusa in un silenzio mai così lontano dai propri tifosi. Anni fa, dopo una sconfitta come quella patita domenica contro il Sassuolo, i vertici sarebbero scesi in prima linea per dare una scossa ai giocatori e all'ambiente. Ora invece si lascia tutto tranquillamente passare. Ogni sconfitta, ogni figuraccia, ogni delusione scivola via come se nulla fosse. Questa scarsa mediocrità a Udine sembra è divenuta normalità, è normale perdere al Friuli contro il Sassuolo (mi rifiuto di chiamare il nostro stadio con altro appellativo), è normale non far risultato al Castellani contro l'Empoli. Questa normalità, che ci fa tanto paura, ci pone però anche alcuni quesiti, uno su tutti: ma la società dov'è finita?
Il Paròn ha fatto chiaramente un passo indietro, rimanendo solamente quale uomo di rappresentanza nelle occasioni di gala. E' in pensione, come dice lui, e purtroppo ce ne siamo accorti anche noi. Senza di lui alla guida, senza il suo amore e le sue competenze, l'Udinese sta perdendo un patrimonio sportivo immenso, sta distruggendo tutto quanto costruito con fatica in trent'anni. Eravamo diventati grandi e con questo stadio pronti anche ad essere vincenti, ora invece siamo tornati piccoli piccoli. C'è il figlio Gino che le capacità le ha ma che forse a queste latitudini non sta trovando gli stimoli necessari per seguire le orme del padre.
Un amico questa mattina mi ha sottolineato quanto l'ambizione sportiva per questa società sia divenuta assolutamente marginale. Le priorità societarie sono molto lontane da quelle dei tifosi. Si crede che gli utili in bilancio siano il nostro scudetto, che gli show prima della partita siano lo spettacolo per i quali uno va allo stadio, che le cene alla Club House appassionino la gente e che basti l'hospitality per far correre i tifosi al botteghino. Purtroppo non è così, le esigenze sono altre.
Nel frattempo sentiamo continuamente parlare di Red Bull, di questo colosso pronto a comprare l'Udinese e a vincere grazie ad investimenti faraonici. Alla società chiediamo allora una sola cosa, la verità. Perché nessuno di noi si arrabbierebbe se gli stimoli della proprietà fossero finiti, se il progetto Udinese non entusiasma più come un tempo, se il ciclo è da reputarsi concluso. E' accaduto anche all'Inter con il patròn Moratti che dopo tanti anni alla guida del club ha deciso di fare un passo indietro, lasciando le redini a qualcun altro e lo stesso accadrà al Milan con Berlusconi. La famiglia Pozzo per l'Udinese ha fatto tanto e ne saremo sempre riconoscenti, se siamo diventati un modello per tutti è merito loro, ora però in ballo non c'è il passato, che è e resterà glorioso, ma il futuro.
Si vende o c'è un progetto? Qual è l'ambizione? Cosa volete farne dell'Udinese? Nulla di più, la verità.
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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