A diciassette anni, in una fredda serata a Bologna, Simone Scuffet, si prese i pali dell'Udinese e le luci della ribalta in un'Italia alla ricerca dell'erede di Gianluigi Buffon. Disse di no all'Atletico Madrid, per restare vicino a casa, per finire gli studi, per non bruciarsi. Solo che la scelta non si rivelò azzeccata. A Udine arrivò un certo Orestis Karnezis, titolare della nazionale greca, che si prese la porta e non lasciò più. Per Simone allora, dopo sedici partite di spessore in Serie A nella stagione 2013/2014, solo cinque gare tra Coppa Italia e massima Serie prendendo la media di due gol a partita. Lo scorso anno al Como, trentacinque partite e cinquantadue gol subiti, solo quattro partite a porta inviolata. Quest'anno è di nuovo tornato a Udine dove fino a domenica scorsa ha fatto panchina.

Domenica scorsa, nella trasferta dell'Udinese a Pescara, quello zero nel conto dei minuti giocati, cifra impressionante per uno che era considerato per davvero il nuovo Buffon, è stato cancellato. 11 giri d'orologio dopo l'infortunio di Orestis Karnezis per ritrovare se stesso e quella porta bianconera che da troppo tempo era rimasta solo un lontano miraggio. Peccato per la beffa del gol, quasi il destino gli volesse dire che il suo treno è passato.

Ora il greco, a causa di una lussazione con microfrattura alla base della seconda falange del quinto dito della mano destra dovrà stare fuori per almeno due settimane. Per Scuffet un'occasione troppo ghiotta per non essere sfruttata. Il classe '96 ha una vera e propria chance per provare a convincere mister Delneri e tutti coloro che lo hanno scaricato di essere ancora quel ragazzo di talento su cui vale la pena puntare. 

Vai Simo, non sei bruciato, c'è tutto il tempo per volare ancora.

 

Sezione: Primo Piano / Data: Mar 14 marzo 2017 alle 18:00
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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