Negli anni ’90 l’emittente internazionale Telemontecarlo proponeva “Goleada”, trasmissione della domenica sera condotta fra gli altri da Ela Weber e dal compianto Giacomo Bulgarelli. Era forse il primo programma con un modo diverso di vedere il calcio, a differenza dell’ancora paludata Domenica Sportiva. Oggi tutto ciò fa ridere, ma allora fu una trasmissione di assoluta originalità.
E oggi mi è tornata in mente la sigla di quel programma, leggendo i social-commenti dei meravigliosi tifosi udinesi, quelli che quando la Biancanera sbaglia sette reti la inchioda alla croce, quando succede all’avversaria si schierano a difesa del bel gioco dicendo “meritavano di vincere loro, giocano bene etc, etc...”
Lo ripeto: siamo meravigliosi. Ma Siro Lopez, che cantava quella sigla, urlava “tanto c’ha ragione chi fa gol”.
E quindi se gli orobici giocano il calcio forse più bello della serie A, ma nel primo tempo sbagliano sei reti in collaborazione con un Oreste in stato di grazia; se nella ripresa dopo il pari di Jasmin Kurtic hanno un’occasione ciclopica con Conti, ma dopo quella (con l’Udinese ridisegnata da Gigi l’Aquileiense) si fermano, mani sulle ginocchia, senza più fiato nei polmoni né energie da spendere; se prima “battezzano” Fofana sul suo pezzo forte, il tiro a giro, poi prendono un contropiede uno contro tre finalmente chiuso come si deve dai bianchineri, beh accetto tutto ma la fortuna c’entra solo sulla traversa di Kurtic nel primo tempo.
L’Udinese ha meritato di vincere. Lo dico prendendomi le mie responsabilità: perché ad un primo tempo passato con gli scudi a mo’ di testuggine romana a protezione di Karnezis, è seguita una ripresa di buona e saggia conduzione tattica, nella quale oltre alle due reti i bianchineri hanno sprecato un paio di contropiedi e con Perica sfiorato il palo alla sinistra di Sportiello. Alla fine, sommando occasioni e reti si legge nove a cinque per l’Atalanta, che contro una squadra in forma come quella di Bergamo, numericamente ci sta.
Delneri dal primo tempo dei suoi ha avuto sufficiente, forzosa resilienza, come dicono quelli bravi, ma scarsa propositività in contrattacco. Nel secondo tempo tolto l’idolo islandese (non una grande prestazione) e rimesso al suo posto Badu, inseriti Perica e poi un Kuba Jankto dal bell’impatto, le cose sono parse da subito diverse. Merito bianconero, sì, ma anche crudele dimostrazione dei limiti di Gasperini e dei suoi.
Il tecnico di Grugliasco, lo sanno anche i sassi, comincia una stagione e finisce l’ultima gara con lo stesso schema, lo stesso gioco richiedendoai suoi la stessa intensità. Sta facendo benissimo, crescendo un gruppo di ragazzi (italiani per la maggior parte) dal futuro roseo già scritto, assieme ad alcuni senatori come Gòmez o Masiello (che, saprete già, fosse per me non giocherebbe nemmeno nella squadra del suo oratorio); non riesce tuttavia a comprendere che in alcuni momenti la gara va rallentata, gestita, ché altrimenti dopo un’ora si rischia, dopo tante partite giocate sempre dagli stessi, di guardare all’indicatore del carburante solo per scoprire che segna il rosso, drammatico colore dell’assenza.
Non voglio arrivare a dire che Gigi ha atteso con pazienza che ai nerazzurri finisse la benzina: di certo avrei preferito dominare a Bergamo ma guardo agli ultimi anni, alla classifica d’oggi con una quota salvezza che difficilmente supererà 34-35 punti e mi sento decisamente rinfrancato. Negli anni passati la divina Eupalla capricciosamente guardava altrove e al primo sospiro avversario era goal, quasi mai recuperato dai nostri. Oggi sì, tutti abbiamo sofferto nella prima parte di gara, ma quasi con lo stupore di non aver compreso come mai tutto ciò fosse successo. Piccola cosa? Gran passo avanti, direi io: aspetto che a gennaio la squadra sia sistemata, non tanto e non solo per chiudere bene questa stagione ma soprattutto preparare meglio la prossima; aspetto che il modello Atalanta deve essere se non imitato quantomeno osservato con attenzione, pescando dalla formazione giovanile udinese (e da quella di altre squadre, se occorre) gente come Jankto e Fofana; riportando a casa Meret, Pontisso, Coppolaro e ripartendo da uno zoccolo duro italiano, unico sistema che risulta essere vincente.
Ma pensiamo ad un futuro prossimo: Crotone, Samp a Genova e dopo le vacanze Inter in casa per chiudere decentemente il girone d’andata. Qualcuno mi rise in faccia quando, a quota 15, ipotizzavo di girare a 25 punti: oggi comunque rido io, perché vincere così è importante alla ricerca della costanza di rendimento. Tanto, amici miei, c’ha ragione chi fa gol.
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