Era praticamente ovvio che in società esistesse una qualche forma di vita la quale spendesse una telefonata per liquidare formalmente Delneri mentre Zauri ed Oddo erano già in sede. Era anche praticamente ovvio che a prendersi questa responsabilità fosse Gerolin. Dicono venticinque secondi di telefonata, penso anche meno. Uno scatto, dai. Al massimo tredici centesimi.

So per certo che Gigi, pur non potendo nascondersi le proprie responsabilità, c’è rimasto male; si consolerà con gli “spiccioli” che gli spetteranno da qui alla fine del campionato. So per certo che contento ancor oggi non è, ma il mestiere che si è scelto (probabilmente giunto o quasi al capolinea) prevede che fra uno e ventidue sia più facile cestinare l’uno. Abbozzerà, ho scritto per Il Calcio Magazine quel che rimane in me dell’esperienza-bis fra Delneri e la Biancanera: io ed il baffo dorato che gestì una delle espressioni migliori dell’Udinese dell’era moderna. Ai millennials dico che no, per quell’epoca la famiglia Pozzo non la dobbiamo ringraziare. E, in cauda venenum, capirete poi perché lo ribadisca.

Massimo Oddo: è uno di quelli che hanno silurato la Germania a domicilio, rendendo blu il cielo sopra Berlino: di questi tempi, nei quali il blu assomiglia allo sbiadito celestino dell’Entella a causa di uno spocchioso selezionatore e di un gruppo dalle modeste ambizioni, per me questo vale. Molto.

È giovane, ma l’età non fa grado; si è presentato frapponendo un muro di banalità fra sé e l’opinione pubblica, ma lo comprendo e probabilmente sarebbe stato pericoloso presentarsi con proclami e grandi frasi ad effetto. La tifoseria pare perplessa per la scelta, rispondo loro che tolto Francesco Guidolin uno vale l’altro. Non credo infatti ai miracoli, a meno che non vengano richiesti all’uomo di Castelfranco. Non chiedo certo l’entusiasmo che seguì l’avvento del Profeta di San Giovanni, ormai quattro stagioni or sono: ma perlomeno lasciamolo lavorare, alla peggio richiameranno Gigi senza un minimo di esitazione. Perché, è successo qualcosa?

Il Napoli è la migliore, la peggiore delle gare con cui esordire: curiosamente furono proprio i partenopei a tenere a battesimo la prima di Oddo in serie A, mister del Pescara: 2-0 per gli adriatici all’intervallo, 2-2 al termine della partita. Ho visto la gara dei ragazzi di Sarri contro lo Šachtar in Champions: venti minuti di accelerazioni, 3-0 e tutti a casa. La differenza fra le due formazioni è impressionante, ed ovviamente non a vantaggio dell’Udinese: speriamo in una coincidenza di casi univocamente indirizzati per uscirne indenni.

Un par di note a margine.

Qualche supporter, stigmatizzando certe critiche alla conduzione societaria, insiste con la difesa ad oltranza della famiglia, che dovremmo sempre ringraziare e dalla quale mai si dovrebbe dissentire. Indosso un morbido cachemire per tener loro caldo, e li abbraccio con affetto, uno ad uno. Se lo meritano. Poi magari qualcosa gliela spiego, dal mio piccolo. Nessun problema.

Come non vedo problemi se un glorioso ex-allenatore bianconero si mostra forse troppo pessimista sul futuro di questa squadra. Un’opinione: estrema, forse non condivisibile, pur sempre opinione. E pesante.

Invece la società non trova di meglio che uscirsene con una nota biasimevole, in cui spocchiosamente si elencano gli esoneri collezionati dal settantottenne mister di cui sopra. E qualcuno, ancora lontano dal mio cachemire, gli si allinea. Dimentichi, tapini!, delle due promozioni di Massimo Giacomini con i bianconeri, giocando “il miglior calcio d’Italia” (Giovanni Trapattoni dalle pagine del “Guerin Sportivo”, giugno 1979); dello scudetto mancato di un soffio alla guida del Milan (1980), quando giunse secondo mentre un paio di suoi pretoriani glielo vendevano senza vergogna. Di una carriera in campo e fuori mirabile ed invidiabile, della sua presenza nella hall of fame del glorioso Genoa. Ma va bene tutto: anche cavar fuori una risposta piccata  che elenchi insuccessi nel momento esatto in cui viene assunto un giovane che di 24 gare allenate in massima serie ne ha vinta una. A tavolino.

Si sa: i comunicati stampa sono l’oppio del popolo sportivo, il dito guardato mentre la luna tramonta. Non fa eccezione nemmeno chi, stigmatizzando l’uscita del suddetto, a suo dire vittima degli acciacchi mentali che l’età avanzata porterebbe, lo invitava a seguire la pallacanestro. Rispondo, piccato io stavolta, che forse non tutti coloro i quali seguono il calcio sono attrezzati alla comprensione delle regole della pallalcesto. Vabbé che il calcio foraggia tutto il CONI, ma a tutto c’è un limite.

Tutto ciò premesso, io sto con Massimo Oddo: un mio amico, oggi molto preoccupato, di Zaccheroni disse “questo non mangia nemmeno l’uva di settembre, altroché panettone”. Servito.

Perché al calcio d’inizio della gara di domani, egli sarà né più né meno che il mister della squadra per cui batte il mio cuore. Punto.

 

Sezione: Primo Piano / Data: Dom 26 novembre 2017 alle 09:45
Autore: Franco Canciani
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