Udinese mix and match

Mix and match: termine pratico inglese che vuole significare ‘mescola pure quel che vuoi scegliendo nel cestino, virtuale o reale: paghi sempre lo stesso prezzo’.

Ecco: Udinese mix and match mi sembra descriva bene la peggiore annata biancanera da quando l’uomo inventò il cavallo.

Mi sembra gli elementi delle gare friulane, Napoli o Benevento, siano sempre gli stessi: distrazione difensiva nel primo tempo; immancabile rete di testa su calcio d’angolo; mancanza di concentrazione di Samir; incapacità di mantenere il vantaggio più della durata media di una gara di mezzofondo.

E ringraziamo il cielo di aver guarito Lasagna, tornato a timbrare il cartellino con regolarità come prima di fermarsi, nella disgraziata trasferta granata quando tutte queste sciagure ebbero inizio e il campionato udinese passò, gradualmente, da anonimo a irritante, a doloroso, a (?) inquietante.

Quelle sante persone che mi seguono avranno notato che non ho espresso opinioni su Igor Tudor. Diverse le ragioni: ero nel Regno Unito, impegnato decisamente full time e con (per fortuna?) poco tempo da dedicare alle sorti della nostra squadra; da delneriano ero affezionato ad Oddo, triste l’epilogo della sua avventura friulana e commovente la lettera d’addio; inoltre l’accoppiata centrale Tudor-Iuliano non mi solletica molto la fantasia e anzi mi ricorda tante ‘festose invasioni’ come quella del 5 maggio; Igor poi è arrivato in un momento complicato, dopo tanti pensieri ed ancor più ripensamenti da parte della dirigenza, ennesimo allenatore che ’si seguiva da tempo’. Mah.

A lui, oggi, non dico nulla. Cosa avrebbe dovuto fare in settantadue ore? Sarà il coach di questa formazione anche l’anno prossimo, lo giudicheremo dopo mercato (?) estivo, preparazione e conseguente campionato.

Ai giocatori, invece, qualcosa da dire ce l’avrei.

Va bene: De Zerbi è bravo, il Benevento onora il campionato da retrocesso; sono una squadra organizzata, ma pareggiarci contro offre la cifra dell’Udinese attuale. La gara me la sono vista stasera, a risultato acquisito (volavo e si era 1-1; ritiravo il bagaglio e la VAR ci metteva sotto; pagavo il parcheggio e la ribaltavamo; prendevo l’autostrada e 3-3), e posso dire che ho visto solo qualche bagliore, qui e lì. Nel grigiore abituale.

Balic, ad esempio; mi è piaciuta la posizione che ha tenuto, ma anche la sua abnegazione e lo spirito; e Larsen, vero perno difensivo a cui, il prossimo anno, spero affianchino altri giocatori, non necessariamente da acquisire; magari semplicemente, al momento, infortunati.

E Kevin Lasagna? Di lui abbiamo già detto, la parte tifosa del mio cuore si àugura che nessuno accetti offerte di cessione.

Dall’altra parte siamo alle solite: una difesa a volte imbarazzante, come quando ha permesso a Viola e Sagna di infilare indisturbati il povero Bizzarri. Mi sono in particolare guardato e riguardato il pareggio di Nicolas Viola, alla sua seconda segnatura in campionato: l’attaccante giallorosso, per scaricare in porta il cross di Venuti, parte dal palo lungo, gira attorno ai centrali friulani e si presenta indisturbato su quello corto, in area piccola. Non esattamente un’azione da uomo delle foglie, al secolo Silvio Gigena (parliamo di basket), uno che si materializzava dal nulla e trasformava in canestro palle che parevano destinate alla tribuna. Cose, francamente, che se viste su un campo di periferia avrebbero come conseguenza la chiamata da parte del mister e doccia anticipata...

Dell’errore di Stipe Perica preferisco non parlare: continuo a chiedermi se il croato, riscattato dal Chelsea non a prezzi modici, sia questo o se ne debba attendere la crescita. Il suo errore e quello di De Paul avrebbero potuto essere le reti della quasi matematica salvezza; adesso ci sarà, almeno in linea teorica, ancora da soffrire.

Penso ai tifosi, sciamati anche nel Sannio, con una certa tenerezza e, indossato l’abituale cachemire, li abbraccio morbidamente. Almeno hanno potuto visitare uno scorcio straordinario della penisola, godendone le bellezze paesaggistiche e gustandone quelle culinarie. Sugli spalti, anche per oggi, dev’essere di certo emersa l’impressione che il calcio sia, come negli ultimi cinque anni, tutta un’altra cosa.

E adesso? L’Udinese ha la fortuna di un finale di campionato non impossibile. Prima la psico-Inter, sconfitta ieri sera dalla Juventus e in cerca di punti-Champions: quattro punti a tre gare dalla fine, però, sembrano troppi e anche Spalletti non pare saper fare ‘o miracolo.

A proposito: sono rasserenato dal fatto che, almeno in patria, i direttori di gara hanno sensibilità e bevono acqua, non orange juice. Mi spiace che per i prossimi dieci anni, come da legge Miranda, frasi come ‘bidone dell’immondizia al posto del cuore’ potranno essere usate contro costui e di certo  faranno ridere un po’ tutti; proprio ai titoli di coda, una carriera che definire straordinaria è poco potrebbe essere macchiata, forse ingiustamente. All’autore, però, consiglio la lettura de ‘li soprani der monno vecchio’: ecco, noi siamo il ’monno vecchio’, in Europa sembra lo sia un po’ la sua squadra.

In seguito la trasferta al Bentegodi, contro l’Hellas che per allora sarà retrocessa. I gialloblu hanno preferito continuare con Pecchia, nonostante scoppole continue subìte dalla squadra di Cerci e Kean. Chiusura al Friuli con il Bologna di Donadoni, ormai in vacanza dall’alto della sua tranquillità e dell’ormai certo addio del mister lombardo al termine della stagione.

Al’Udinese serviranno uno, forse due punticini per salvare una stagione fallimentare, comunque vada: testimonianza del mediocre livello medio di una serie A che contrabbandano come eccellente, al livello degli altri campionati europei quando, è ovvio, non è così.

Io mi tengo dentro tutto. Tutto. Tutto. Ho ingoiato parole, rospi, lacrime e delusioni, ma a fine anno non saranno baci ed abbracci. Né tarallucci, né vino. Metterò in fila quel che è successo, nel mio cuore, da quando ci sbatté fuori dai preliminari di Europa League una squadra di cui ho rimosso anche il nome ad oggi; un oggi devastante.

Già, amici miei biacca e carbone: a chi conta, nella biancanera stanza dei bottoni, non fregherà nulla di me, e li capisco; per me, però, nel suddetto cuor di supporter, a prescindere dalla classifica finale quest’anno questi ragazzi sono assolutamente e per nulla splendidamente retrocessi.

 

 

Sezione: Primo Piano / Data: Lun 30 aprile 2018 alle 08:47
Autore: Franco Canciani
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