Tra pochi giorni ci sarà il D-Day, ovvero quell’Udinese-Sampdoria che tanto sembra peserà sul futuro di Delneri e dell’Udinese intera. In campo, con la maglia avversaria, ci sarà una faccia decisamente conosciuta da questa parti e non è Duvàn Zapata, bensì sua signoria Fabio Quagliarella. Ho usato un’introduzione così altisonante perché a lui sono legati ricordi indelebili di cavalcate europee. È stato uno dei principali artefici infatti di quella che ad oggi è la miglior avventura in Coppa Uefa dei bianconeri, con i gol suoi e di Di Natale che hanno sancito vittorie su club molto importanti come con lo Spartak Mosca (squadra che è in Champions), Tottenham e Zenit San Pietroburgo, fino allo sfortunato quarto di finale con il Werder, dove forse, con un pizzico di fortuna in più, le cose sarebbero potute andare diversamente. Dal momento della sua cessione però, il vuoto lasciato dal numero 27 è rimasto. Armero quel numero lo ha voluto indossare coraggiosamente, ma abbiamo visto come è andata a finire. Resta il fatto che, da quel momento in poi, il peso dell’attacco è stato tutto sulle spalle di Totò Di Natale, con la parentesi Sanchez a fare da unica eccezione. Con l’addio al calcio del capitano, si è aperto un problema attacco in casa Udinese.

Guidolin lascia e si parla dei suoi successori. I nomi sono due, Andrea Stramaccioni e Luigi Delneri. Il secondo è in netto vantaggio, è tutto fatto, ma poco prima delle firme ha fatto una richiesta che non avrebbe dovuto fare:”Voglio Quagliarella da affiancare a Di Natale in attacco”. Non si può, o meglio, non si fa, è risaputo che il mercato qui è fatto da altri. Accordo che salta e arriva Strama, con l’ex attaccante bianconero che passa quindi al Torino per 3,5 milioni, non una cifra fantascientifica. Ecco quindi che la prima occasione per riprendere Fabio salta. Facciamo un balzo di qualche anno, passando al gennaio del 2016. L’Udinese scricchiola, la squadra di Colantuono ha raccolto 24 punti in campionato, ma nel mese di gennaio inizia a non girare, mettendo in luce quanto in realtà la squadra in campo sia composta da pezze momentanee (tipo Lodi, giocatore che, finita la benzina, si è spento malamente). Quagliarella è in rotta con il Torino dopo una mancata esultanza che ha acceso il fastidio dei tifosi granata nei suoi confronti. Ai friulani servirebbe come il pane un centroavanti esperto come lui, per dar man forte a Thereau ed aiutare a far crescere Duvàn Zapata (in prestito) e il giovanissimo Perica. Pozzo a inizio mercato è positivo, vuole riportare il ragazzo ad Udine e ammette anche lui che il profilo sarebbe quello giusto per ridare verve sia alla piazza, che si sarebbe infiammata con un ritorno del genere, che alla squadra, senza un condottiero dal momento in cui Domizzi, Pasquale e Di Natale (Pinzi aveva già dato il suo addio ai bianconeri, andando al Chievo) hanno raggiunto il limite d’età. Anche Fabio sembra, ma queste sono le voci che girano, non ci sono dichiarazioni ufficiali, avrebbe visto di buonissimo occhio un ritorno in Friuli. Però qualcosa si inceppa. La dirigenza non vuole soddisfare le richieste del Toro per avere il giocatore. Risultato? Quagliarella passa alla Sampdoria per poco meno di tre milioni e l’Udinese per rinforzare l’attacco va a recuperare Matos dalla Fiorentina per 3,5 milioni. Risultato? Beh, uno ha segnato 15 gol in un anno e mezzo, l’altro zero. Non credo serva abbinare numeri e nomi.

E ora? Ora abbiamo un’Udinese allo sbando. Lo zoccolo duro non esiste più e quei pochi senatori che c’erano sono stati scaricati. In avanti persino Thereau ha dato il suo addio, con la società che ha recuperato in fretta e furia Maxi Lopez, giocatore voglioso ed esperto, ma che non ha certo lo score e i movimenti in area di Quagliarella, il quale l’anno scorso l’ha insaccata 12 volte, quest’anno è già a quota 4 in 5 partite. Numeri mostruosi per un giocatore di 34 anni… alla Di Natale mi verrebbe da dire. Però anche per questa estate la società ha preferito tergiversare, ha preso tanti giovani, ma nessuno per guidarli e che abbia il carisma per dirgli “No, guarda che così non vai in un top club, vai in B”, cosa che Quagliarella (passato sotto la “gestione” Di Natale) avrebbe avuto il coraggio di fare e avrebbe avuto anche l’autorità per farlo. Invece in questo momento ci troviamo senza uno zoccolo duro, con tanti giovani lasciati liberi di fare come meglio credono, gestiti da un allenatore che ha qualche pecca, ma è bravo, lasciato però in balia da sé stesso da chi… non serve dirlo. La politica dei giovani è giusta, ma anche l’umiltà di tornare sui propri passi è giusto. Con Quagliarella l’affare si è potuto e forse si poteva fare, riportandolo qua e permettendogli di far crescere Perica, Lasagna, Ewandro, magari anche giocatori non nel suo ruolo, ma che comunque potevano imparare da un giocatore che qua è un’icona ed ha fatto esperienze importanti in Nazionale, alla Juventus e al Napoli, con un vizio del gol che non lo vuole abbandonare.

Ma niente, qua gli ex non li vogliamo… o meglio, non li vogliono.

Sezione: Primo Piano / Data: Mer 27 settembre 2017 alle 10:00
Autore: Davide Marchiol
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