Non è vero che conta poco: perché?

Intanto oggi ricorrono cinque anni ed un giorno da quando PMM25 ci ha lasciati: so che la squadra lo ricorderà con una patch sulle magliette, ma Piemme preferirà di certo una prestazione sopra le righe. La prima rete stagionale di Angella, grande amico di Morosini e cui dedicò una doppietta storica al Bentegodi contro il Chievo, sarebbe stata un’eccellente aggiunta ma il toscano, con Kums, se ne rimane a Udine acciaccato.

L’Udinese poi, anche se onestamente sta competendo per posizioni tutto sommato non troppo significative, ha l’obbligo e l’interesse di continuare a crescere: la striscia positiva di cinque partite deve convincere i bianchineri che anche su un campo praticamente impossibile come il San Paolo, contro una formazione tre piste più competitiva, si deve e si può provare a portare a casa punti.

La squadra di Delneri ha mostrato e dimostrato la crescita rispetto ai gemelli scarsi che l’anno passato e nelle prime gare della stagione in corso avevano palesato poche doti e ancor meno inventiva; la differenza fra l’Udinese e le ultime cinque-sei in graduatoria è parsa evidente sia in campo che nel rango dei punti, per cui bisogna iniziare già da subito a guardarsi davanti e non più dietro: ora e nella prossima stagione. E per fare ciò bisogna con pervicacia insistere a confrontarsi con quelli più bravi, fra i quali la formazione di Sarri spicca per brillantezza ancorché poco applicata con cinismo sul campo.

All’andata per 50’ Gigi l’Aquileiense tenne in scacco i partenopei, costringendoli a remare al largo dall’area di Karnezis rendendosi pericolosi mai, e con lo Zapàta di questa fine di stagione i vari Albiòl, Hysaj e Koulibaly avrebbero avuto vita più dura. Ci vollero due errori mortali (specie il secondo di Widmer) e due tocchi facili di Lorenzo Insigne per spostare l’equilibrio della gara. L’1-2 di Perica fu rete della bandiera, visto come l’Udinese della ripresa non riuscì mai a mettere una difesa rivedibile come quella napoletana sotto assedio.

La difesa: Sarri è un esteta, la sua squadra a trazione anteriore con pochissima attenzione alla fase arretrata. A protezione di Reina infatti giostrano buoni calciatori ma non certo i quasimodiani Bonucci, Chiellini, Rugani o Barzagli che Buffon vanta di fronte a sé. Prova ne sia che i vari Mertens, Insigne, Milik, Callejòn o Hamsik timbrano con regolarità la rete avversaria, ma (ad esempio) contro Reàl e Juve le reti prese hanno compromesso la qualificazione; ed in campionato a Roma solo un miracolo di Reina ha evitato che, dopo un vantaggio di 2-0, i giallorossi rimontassero fino al 2-2.

Delneri a Napoli ritrova Jankto, deve fare a meno di Samir in luogo del quale probabilmente giostrerà Adnan, per il resto i soliti noti. Perché Gigi ormai ha trovato i propri equilibri, alla faccia di chi gli rimprovera di trascurare teorici virgulti dall’età verdissima; o di qualcuno che, lassù, per ragioni racchiuse in un cofanetto e custodite all’Area51 in Arizona, blandisce in pubblico il tecnico salvo ancora non pubblicare la proverbiale foto del baffuto aquileiese nell’atto di sottoscrivere un lungo contratto.

Calcio d’inizio alle 20:45, in contemporanea (o quasi) con l’inizio delle varie veglie Pasquali quasi avessero voluto mettere alla prova la dicotomia fede-Fede nei supporter bianchineri. Per ragioni serie e personali non me la vedrò live, ma la registrerò godendomela più tardi: sperando sia uno spettacolo indimenticabile, comunque vada il risultato.

Sezione: Primo Piano / Data: Sab 15 aprile 2017 alle 16:05
Autore: Franco Canciani
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