La prossima stagione potrebbe salutare un’Udinese rivoluzionata rispetto al passato. Sarà la prima stagione del post Di Natale e già questo basterebbe a descrivere il senso di spaesamento che aleggia sulla squadra e sulla tifoseria friulana. In più ora c’è un fattore africano e medio-orientale che prende sempre più il sopravvento. L’Udinese degli ultimi anni ha costruito il suo gruppo e le sue fortune sportive basandosi sulla multietnicità dei suoi componenti, sulla capacità di far coesistere tanti elementi così differenti caratterialmente, calcisticamente e culturalmente. L’ultima tendenza è l’acquisto in massa di giocatori provenienti dai paesi arabi. L’anno scorso fece scalpore l’arrivo in Friuli di Alì Adnan: la sua storia di ex soldato iracheno, combattente contro l’Isis, commosse tutti, appassionati calcistici e non.

Ora, però, la squadra bianconera ha deciso di ripartire dalla prossima stagione fondando il proprio nerbo su giocatori provenienti dai paesi della costa meridionale del Mediterraneo. In attacco spazio all’ex bomber del Granada, il marocchino Youssef El Arabi e al tunisino Hamdi Harbaoui, seconda punta proveniente dal Lokeren. Una coppia da gol inedita, che potrebbe addirittura soppiantare o sostituire quella attuale, composta da Duvan Zapata e Cyril Thereau. E non è tutto: a centrocampo si parla del possibile arrivo di Mourad Batna, talentuoso centrocampista maghrebino del FUS di Rabat. Questi nuovi innesti si inseriscono all’interno di una rosa estremamente variegata, composta da altre 17 nazionalità differenti.

Siamo di fronte ad un evidente cambio di politica: non si punta più sul made in Italy ma si guarda altrove, ampliando i propri orizzonti. È una decisione discutibile, che sicuramente farà scontenti gli appassionati più “patrioti” ed i nostalgici della vecchia Serie A, in cui gli italiani erano una componente importantissima. E in futuro non deve stupire un’Udinese sempre meno tricolore, sulla falsa riga di quanto già osservato a San Siro contro l’Inter. È una scelta figlia dei tempi, con una globalizzazione sempre più marcata ed estesa a svariati settori. È anche una decisione determinata dal fatto che il calcio moderno assomiglia sempre più ad un business sfrenato, in cui i giocatori sono prodotti da vendere, con le loro invenzioni sul campo di gioco e con le loro storie. Inevitabile che qualora non si trovi il Sanchez o l’Handanovic di turno si punti su un atleti più spendibili per la popolarità in patria che per una crescita esplosiva e rapida. Ne risente inevitabilmente il valore complessivo della squadra ma chissà che questa nuova Udinese araba non possa riservare belle sorprese ai tifosi friulani.

 

Sezione: Primo Piano / Data: Ven 27 maggio 2016 alle 19:00
Autore: Federico Mariani
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