La favola non si è chiusa come tutti desideravano, oggi si torna alla normalità con il sorriso e con qualche istantanea che non andrà mai più via da testa e cuore. Ma c'è qualcosa in più, la favola del Pordenone dimostra come il calcio italiano non sia così scarso come qualcuno ci ha voluto far credere.

È questa è una cosa che conta molto più di una vittoria, molto più di un passaggio del turno. I ramarri, squadra fatta tutta da italiani cresciuti nei vivai e che hanno mangiato tanta merda nelle serie minori hanno messo all'angolo i pseudo campioncini stranieri pagati milioni e milioni. 

Eppure sono confinati in C perché in A giocano altri. Perché se ti chiami Formiconi e non arrivi dal Brasile allora vieni scavalcato da qualcun altro, anche se per qualità sei sullo stesso livello. Questione di costi dirà qualcuno ma è tutta una cazzata, passatemi il termine. La verità è che nessuno veramente crede nei vivai, nei nostri giovani. Tant'è che Pinamonti ieri è stato il primo ad essere sostituito, come se la colpa di un'Inter imbarazzante fosse sua. Poi ci meravigliamo che non andiamo ai mondiali, giusto così mi viene da dire. 

Discorso questo che vale anche per la nostra Udinese e la sua filosofia esterofila. Sono convinto che molti del Pordenone in bianconero ci starebbero benissimo e sicuramente darebbero molto di più di un Matos, di un Campos Toros, di un Kelava, di un Willians o di un Dubai. Nunzella, Misurca, Burrai giocatori che, per personalità e qualità, potrebbero tranquillamente calcare il prato del Friuli. Abbiamo fatto un preliminare di Champions con Neuton e Ekstrand, non ho dubbi che sarebbe stato meglio farlo con Berettoni e Stefani.

E invece no, andiamo a prendere i giocatori in capo al mondo con la speranza che fra tutti ne esca uno forte ma di Sanchez, si sa, ne nasce uno ogni vent'anni, forse anche trenta. E allora trovi Harbaoui, poi ti rendi conto che in Italia non può giocare e sei costretto a rivenderlo. Stessa cosa che pare accadrà con Ewandro e Bajic, due che quest'anno vedranno il campo con il binocolo.

È questo il grave problema del nostro calcio malato. Ben vengano allora realtà come il Pordenone che ti fanno fare un bagno di umiltà. Perché puntare sui nostri giovani deve essere un vanto e non una vergogna. 

 

 

Sezione: Primo Piano / Data: Mer 13 dicembre 2017 alle 10:45
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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