Domenica passata, il derby; ieri, la festa in piazza, organizzata dall’A.U.C. di Daniele Muraro, che all’ora di pranzo ha permesso ai sostenitori dell’A.P.U. di ringraziare, una volta ancora, dirigenza, staff e giocatori certamente per la gara stradominata contro Trieste, ma anche per un biennio che ha portato i colori bianconeri di nuovo in serie A. Oggi Mantova, per chiudere il cerchio di un asettimana perfetta.

Toccanti le parole di Coach Lino, il quale sottolinea il legame creatosi fra squadra e ambiente ricordando una trasferta, l’anno passato, di sabato pomeriggio a Mortara (Pavia) con friulani al seguito. Tanto per dire l’importanza della gara, la franchigia lombarda avrebbe chiuso all’ultimo posto con soli dieci punti la regular season...

Qualche piatto friulano cucinato dai club; una (una sola!) birra (piccola) concessa da Lardo a chi, fra i suoi, gli aveva rivolto un’occhiata implorante di fronte alle bottigliette di minerale distribuite suoi tavoli; due parole di Davide Micalich, a sancìre che dal campionato che si sta chiudendo si deve partire e non accontentarsi, mai; soprattutto tanti ricordi condivisi con l’amico Roberto, anche lui cestista in aeternum: storie di tabelloni di legno e trasferte anni ’80, quando “Ciccio Mobiam” ci intimava “ooh, tutti dietro a me...”. Ed eccoci qui, a chiedere a Stan come si trovi, e lui che risponde “ma io sto bene, quasi quasi rimango qui”. E i gemelli inseparabili Dany e Vitto, l’estone di ghiaccio che ci mette lì due sorrisi (e siamo a tre da quando è arrivato), Allan Ray deejay sul palco e, last but not least, “mi chiamo Michele, risolvo problemi, sono di Udine e bacio la maglia” Ferrari come ultimo chiamato sul palco.

Ma è subito Mantova. E alla faccia di qualche articolo di troppo apparso in settimana sulla stampa locale, che (ripeto, secondo me per qualche equivoco sorto) vorrebbe offuscare la prestazione del tifo bianconero domenica scorsa ammantandolo di gesti apologetici (non credo proprio), oggi dalle ore 15 nell’antispalto il Settore D ospiterà la tifoseria mantovana per mangiarci e berci sopra; onestamente è ammirevole e giusto istituire ogni tipo di iniziativa per attenuare le differenze culturali e sociali che corrono fra friulani e giuliani (non parlo di superiorità ma di diversità), ma pretendere che questo possa cancellare tutto è utopico. E, ripeto, domenica scorsa i limiti non sono stati nemmeno avvicinati. Da entrambe le parti. Finish.

Dopo le libagioni le due squadre si affronteranno, perdonatemi l’iperbole, per la prima volta in campionato. Già: quell’otto dicembre, cinque giorni dopo la brutta sconfitta del PalaRubini al PalaBam di Mantova Udine non scese nemmeno in campo. 0-13 dopo 3’, 10-31 alla fine del primo quarto e la GSA rimasta a Udine. Mancavano, è vero, Truccolo e Zacchetti per quello che sarebbe purtroppo diventato un refrain da lì in poi, ma Udine, che perse anche capitan Vanuzzo in corso d’opera, si fece attendere ed alla Godot non apparse in scena. Okoye e Castelli cercarono di rimediare, ma un -21 dopo un quarto di gara significa game over, poco da dire.

Specie contro una squadra ben allenata, che gioca una discreta pallacanestro ma, secondo me, ha dato tantissimo nella fase centrale della stagione ed ora deve ricompattarsi in vista dei playoff ai quali, probabilmente, parteciperà da una posizione un po’ bassina.

All’andata segnarono tutti: dalla regia precisa di Giachetti, a Daniels e Corbett sugli scudi; da Amici al palmarino Candussi, sul quale scherzavo con alcuni tifosi mantuani ipotizzando come oggi, confondendosi, potrebbe indossare la canotta bianchenera...

Ma tutto ciò non fa testo: i ragazzi ieri parevano i fratelli felici di quelli, spenti e depressi, di qualche settimana fa. A posteriori si comprende come forse la sconfitta di Imola, che a me brucia ancora, era passo necessario per arrivare al derby nella maniera in cui i giocatori sono scesi sul parquet. E stasera ne capirò di più, sliding doors di fronte alla truppa di Coach Lino: usare l’energia del derby e della tifoseria anche ieri stretta attorno a loro per continuare, di striscia, fino al termine del campionato; oppure chiudere la gara giocata il 19 marzo in una teca e tornare l’incompiuta di tre settimane fa.

Io un’idea ce l’ho: ed è la stessa che avevo guardando il riscaldamento di domenica scorsa, la stessa che non cambiai dopo il (potenzialmente) terribile 0-7 di inizio gara: si vince, o almeno ci si va molto, molto vicino. 

 

Franco Canciani

Sezione: Primo Piano / Data: Dom 26 marzo 2017 alle 12:00
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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