Mister Gigi Delneri il suo Friuli, la sua grande friulanità la sua Udinese. In una lunga intervista al MV il tecnico bianconero si è raccontato a cuore aperto ai tifosi bianconeri.

"A casa parlo friulano. La mia famiglia è originaria di Aquileia. Il mio è un friulano della Bassa, quello con la "a". Infatti non dico "cjase" ma "cjasa". 

Mi ricordo la vita del mio paese, quando ero un ragazzo tra lo studio e la casa. Poi la prima partita di calcio vista in televisione nel bar. La mia era una famiglia allargata, vivevamo assieme ai nonni e agli zii. Il mio ricordo è di mio padre che arriva a casa da lavoro con un panettone e una bottiglia di spumante per festeggiare il Natale. 

Dove giocavo a calcio da bambino? Dove capitava. Quando era bel tempo con gli amici ci si trovava anche alle sei e mezza di mattina prima di andare a scuola per giocare. Era un altro mondo, meno benessere ma più senso di appartenenza.

Ho sempre voluto fare il calciatore ma non per un discorso di soldi. Volevo sentire l'odore dell'erba, fare il viaggio in corriera verso lo stadio, entrare in campo. Una volta con la Parrocchia andammo a Torino per vedere la Sacra Sindone, di strada deviammo per una tappa veloce a San Siro. Il guardiano ci fece entrare dentro, restammo tutti a bocca aperta.

La passione per il calcio me l'ha trasmessa mio padre. Lui era un buon giocatore dell'Aquileia ma era stato condizionato dal lavoro. A quel tempo servivano braccia nei campi e mio nonno Francesco aveva bisogno di lui per lavorare. Lui mi ha insegnato tutto. Sono cresciuto con i valori dell'onestà e del rispetto e che oggi invece si fanno fatica a trasmettere. 

Perché uso il friulano? Il rapporto comunicativo con la gente è importante, alle volte con il friulano è tutto più immediato, rende meglio le mie idee. L'Udinese è dei friulani e il friulano è la sua lingua. Quando i tifosi mi fermano mi parlano in friulano e li vedo contenti di questa cosa. Sentono la mia forte appartenenza. Io sono un tifoso dell'Udinese ancor prima di essere l'allenatore. Quando si perde sento la sconfitta più di ogni altro allenatore. 

L'essere friulano mi ha aiutato nella mia carriera. Saper tener duro è sempre stata una mia qualità. Quando giocavo a Ferrara all'inizio ero sempre una riserva. Tornavo a casa e tiravo gli scarpini contro il muro, lamentandomi con mia madre. Poi dieci minuti dopo ero lì a pulirli con il grasso perchè la mia passione era troppo grande. 

Nell'Udinese di Giacomini si parlava friulano? Sì, eravamo in tanti che lo parlavano: il mister stesso, Marcatti, Leonarduzzi, Vriz, Battoia e Bonora. Il friulano anche si doveva usare anche per andare d'accordo con il massaggiatore Franco Casarsa, lo dovette imparare anche Bilardi che era di Ischia. 

Il giocatore friulano più forte? Zoff, anche per come ci ha rappresentato in giro per il mondo. Dino è sempre stato un esempio di comportamento per tutti. 

Cosa penso di Zico? E' una persona che spiega tanto di noi friulani. Qua non ha vinto ma è stato amato più di ogni altro perché era entrato dentro nello spirito friulano, si sentiva uno di noi e ci capiva.

Il mio motto friulano preferito? "Anìn, anìn varìn fortune". Per me significa andiamo avanti che il lavoro ci premierà sempre.

L'Udinese sgarfa? Per quello che ho visto nelle ultime partite dico proprio di sì". 

Sezione: Primo Piano / Data: Mer 04 gennaio 2017 alle 17:00
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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