Dico subito che del risultato mi interessa zero.

L’Az di Alkmaar, squadra grata alla mia gioventù quando la denominazione era AZ ’67 (anno di fusione fra Alkmaar e Zanstreek), è parsa formazione senza un minimo di organizzazione; capisco il giropalla, ma mi sembrava quello di Ventura l’anno della salvezza legata al 5 maggio 2002. Capisco la libertina concezione del calcio neerlandese, ma difendere a due è veramente cosa da partitelle fra amici.

Eppure anche un’amichevole d’estate, disputata davanti a 4000 eroici supporter che hanno sfidato trenta gradi e umidità appiccicaticcia per assistere alla prima in casa dei propri beniamini, sebbene condizionata dalla preparazione ancora in corso ha evidenziato cosa funziona e cosa no.

Mancavano Kuba e Idolo Hallfredsson, oltre a Samir e Barak: e si è visto, e sentito. Se Rodrigo DePaul, per me migliore in campo (al netto delle occasioni sprecate) per come ha distribuito calcio in diverse zone del campo, ha mostrato cosa può dare nella sua seconda stagione in bianchenero, Seko Fofana zuzzurellava garrulo per il campo, lasciando spesso Baljc da solo lì, in mezzo, specie nel primo tempo. Meglio la ripresa del regista croato, che ha testa e piedi ma deve scacciare la timidezza nella giocata che spesso la giovane età gli porta in dote.

Davanti spero ardentemente che Baijc sia “uno che la butta dentro”; la difesa balneare dei rossi olandesi ha invitato le schiere friulane più volte al tiro, spesso da posizione invitante ed in mezzo all’area, ma alla fine l’unico punto è il rigorino scovato dal nichelinese Pairetto su Perica e dallo stesso croato realizzato. Vero che Marco Bizot, ventiseienne compatto portiere di scuola Ajax appena giunto dal Genk, si è esaltato scacciando dagli angolini della rete anche le mosche; ma l’aggettivo che più si attaglia agli avanti friulani è “leziosi”. Pazienza: ma sabato prossimo, contro probabilmente il Frosinone, si vedrà un’altra gara. Avversari arroccati, difesa come non ci fosse un domani, soprattutto contropiede.

E qui si apre la pagina dei miei dubbi.

Nel primo tempo l’Alkmaar ha puntato la porta tre volte: un tiro da fuori di Calvin Stengs (diciottenne che per novanta minuti ha tenuto basso ed impegnato Pezzella ma anche Adnan nella ripresa), alto; la penetrazione centrale da cui è nata la punizione realizzata da Vejinovic; la volata sulla destra, tre passaggi e rete facile di Van Overeem.

Ho alcuni dubbi: su Simone Scuffet, che deve ritrovarsi in fretta e ridiventare il SuperSimo di qualche stagione fa. Intorpidito sulla punizione (ma la barriera si è aperta colpevolmente), improvvido sul rinvio di piede che ha provocato il raddoppio. Per il resto non ha dovuto effettuare una parata che fosse una. Io in Simone credo, ma sta a lui dimostrare se la fiducia sia ben riposta.

Davanti al ventidue in verde, a me piacciono i laterali Widmer e Pezzella (in attesa di Samir); in mezzo temo che il buon Angella, uno a cui dovrebbero fare contratto a vita per l’attaccamento ai colori biancheneri, non riesca a trasmettere la tranquillità necessaria al Larangeiro. Soluzione alternativa, sì; coppia titolare, anche no. Molto meglio la coppia Danìlo-Nuytinck: l’olandesone ricorda Jaap Stam per stazza ed aspetto fisico, ma soprattutto entra dopo cinque giorni di ritiro e con positivissima arroganza disbriga una palla a campo aperto sforbiciandola al volo senza fare una piega; si vede subito che questo è giocatore, e sarà utilissimo quando entrerà appieno nel modulo difensivo di Gigi l’Aquileiense. Apprezzabili le parole del dopopartita: ricordo un centravanti livornese quasi trentenne, con all’attivo una ventina di reti in serie A preferire la tribuna al progetto friulano; un altro puntare i piedi (ed a me dispiacque, perché mi piace) perché aspetterebbe la Lazio; Bram viene a Udine, si dichiara entusiasta dopo aver giocato più di cento gare da titolare con l’Anderlecht, decine delle quali in Champions. Chapeau.

Ora spero si prendano Zampano e riescano a piazzare qualche esubero; di Adnan ho detto e ridetto: secondo me non è neanche male, ma mi sono fatto persuaso che Al Tameemi si ritenga veramente molto bravo, tanto da provare giocate ad effetto a dispetto della mission tecnica. Gli auguro buona vita al Goztepe, squadra che conosco grazie a lui. E Ryder Matos? Esattamente il contrario: si impegna, si sbatte, si dèdica, ma quando arriva sul fondocampo sembra guardarsi attorno chiedendosi “e mò?”. Peccato.

Come la si metta, comunque l’Udinese il golletto lo prende sempre: ma da che io ricordi, fatto salvo il magnifico biennio-Giacomini secoli fa, ci siamo sempre distinti per la ricerca di un gol in più dell’avversario. La difesa, purtroppo, è stata spessissimo da “io speriamo che me la cavo”: ed anche la squadra dei miracoli di Zaccheroni, con tutto il rispetto, era così forte dalla cintola in su da poter giocare dietro con tre grandi uomini ma non certo grandissime firme. E qui mi ricollego all’assunto iniziale.

Spero vivamente Bajic possa essere il tipico colpo “à-la-Pozzo” degli anni d’oro, quando a Telepadova riesce a convincere Bierhoff soffiandolo a Dalle Carbonare; quando tiene duro e porta a casa Alexis Sànchez; quando tramite Piazzolla trasmette calma a Zac, dicendogli che Marcio è un po’ spaesato ma poi si farà, e questo ne segna due alla Viola e da lì non smette più. del bosniaco obiettivamente so quel che ho visto ieri sera, quando mi è sembrato penetrare l’area con convinzione essendo entrato, purtroppo, nel momento in cui la squadra aveva iniziato la riserva del serbatoio. Sabato prossimo il primo esame.

Io rimango fiducioso: questa squadra c’è. E si farà vedere.

Sezione: Primo Piano / Data: Dom 06 agosto 2017 alle 09:00
Autore: Franco Canciani
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