Volente o nolente, piaccia o non piaccia, il catenaccio è stato uno dei moduli di gioco che hanno fatto la storia del calcio e, nonostante le origini, ha avuto come massimi interpreti allenatori e squadre italiane. Ma da dove arrivava ed in cosa consisteva il tanto vituperato ‘catenaccio’, simbolo per tanti anni del calcio italico e spesso accostato ad un gioco meramente difensivo e di rottura? Nonostante il nome italiano, questo modulo di gioco è stato inventato nel 1932 dal tecnico austriaco del Servette Karl Rappan, che, alle prese con una squadra dal valore tecnico tutto sommato modesto, decise di provare un sistema che evitasse debacle clamorose e compensasse le lacune tecniche dei giocatori. Con questo spostamento prendeva corpo il modulo Verrou che prevedeva in difesa l’impiego di 4 giocatori bloccati: il libero, i 2 terzini e lo stopper (a parte il libero marcature rigorosamente a uomo). A centrocampo il centromediano metodista rimaneva il fulcro del gioco e veniva coadiuvato dalle 2 mezzali che retrocedevano di 20/30 metri mentre in attacco restavano i 3 attaccanti previsti dal modulo originario. Il nuovo modulo alla fine risultò di più facile applicazione rispetto al ‘sistema’ e garantiva sicuramente maggiore copertura grazie alla difesa bloccata; la maggiore sicurezza andava però a scapito della possibilità di costruzione del gioco, sicuramente diminuita a causa dell’inferiorità numerica a centrocampo e delle difficoltà del metodista che spesso si trovava di fronte due centrocampisti avversari. Era in definitiva la rivincita del più debole sul più forte: anche alle squadre tecnicamente inferiori veniva data la possibilità di giocarsela ad armi pari contro gli squadroni dell’epoca.
Il catenaccio era ormai diventato uno dei moduli più in voga in Italia e diverrà anche il sistema di gioco preferito da due grandi allenatori che dominarono le scene del calcio italiano ed europeo negli anni 60: Nereo Rocco ed Helenio Herrera. Il risultato fu che a livello europeo Milan ed Inter dominarono gli anni 60, con la conquista di scudetti, 4 Coppe Campioni e vari altri trofei internazionali. Ma a fine anni 60, con la consacrazione del calcio ‘totale’ olandese e del ‘pass and movie’ inglese, il modello italiano venne definitivamente superato a livello europeo, tanto che in Italia non si trovarono più alternative valide al catenaccio sino all’avvento di Sacchi e del suo Milan.
Cosa c'entra in tutto questo l'Udinese? I punti sono tornati nelle ultime giornate con tre pareggi figli di un catenaccio totale da parte di mister Colantuono. Contro Lazio, Empoli e Milan il tecnico bianconero ha costruito tre barricate e si è chiuso nel suo fortino alla difesa del punto da guadagnare. I bianconeri infatti hanno giocato praticamente in 10 uomini dietro la palla, lasciando solamente o Matos o Zapata davanti, pronti a ripartire e a tenere su il pallone. Forse Colantuono si è reso che se non si vince con il gioco tocca provvedere in altro modo. Di certo è che l'Udinese potrebbe anche provare a fare qualcos' altro.
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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