Mantova sbanca Forlì, aggancia a 30 Verona e rende il sogno-playoff della GSA praticamente impossibile. Ma...
Ma noi ce ne freghiamo, e sciameremo a Treviso al seguito prepasquale dei bianconeri come se nulla fosse.
Perché anche oggi, quarta vittoria di fila, l’A.P.U. ha dato segnali di squadra. Anzi, di Squadra.
L’Aurora Jesi è squadra tignosa, chiara formazione come si suol dire “di categoria” con una super-coppia a stelle e strisce. Bene: oggi, anche oggi la “nuova” GSA ha mostrato che i gemelli “scarsi”, quelli che troppo spesso durante la stagione hanno toppato gare ampiamente alla portata, sono stati definitivamente mandati a svernare altrove.
Oggi la “nuova” GSA ha riscoperto sé stessa e il suo marchio di fabbrica, la difesa: riducendo a mitissimi consigli un bombardiere straordinario come Dwayne Davis, il quale è andato a segno con una buona parte dei suoi 24 punti a gara finita, quando in campo per Udine c’erano tutti i giovanissimi, come Chiti (bellissima la sua tripla) ed il talentuoso Tommy Gatto. Menzione particolare per Okoye e Fall, che mettono assieme 21 rimbalzi e 27 punti e costringono alla museruola il temutissimo Maganza.
Esemplare il rush col quale, nel quarto decisivo, i vari Rain, Dany-da-tre, Okoye e Fall rubano palloni, si distendono in contropiede, esaltano la platea con stoppate, alley-oop, schiacciate varie.
Ma Udine è stata Squadra: con i minuti di qualità di un ottimo Joel Zacchetti all’inizio, quando la tripla iniziale di Benevelli (alla fine 11 punti e meno presenza dell’andata) poteva far pensare ad una gara in salita; con il sacrificio di Ferrari e Vitto Nobile, acciaccati ma arruolati e presenti a sé stessi; con la fisicità di Ous Diop, il virgulto di Feletto Umberto che non teme niente e nessuno.
Jesi ha avuto pochissimo fuori dai tre succitati, fra cui Bowers si merita la palma del migliore della propria squadra. Ha sostenuto i suoi compagni quando giacevano a -16, lottato e realizzato con Davis latitante (grazie alla difesa esiziale dei bianchineri), smazzato due assist a Battisti tramutati dal sosia di Gianluca Marchetti in altrettante bombe.
Ma oggi contro Udine ci sarebbe voluta la migliore Virtus Bologna del girone, o forse l’Alma dell’andata, quella nella quale segnavano tutti e da ogni posizione: troppo motivati i bianchineri, troppo elevato il divario tecnico, tattico ed agonistico coi marchigiani.
E ancora una volta mi scopro aziendalista: questa neopromossa sta chiudendo molto vicina al 50% di vittorie, percentuale con un po’ di fortuna anche superabile; sta imparando da errori commessi correggendo il tiro e apprestandosi a vivere una stagione, la prossima, da protagonista; sta trasformando una formazione nella quale militava il miglior giocatore della lega in una Squadra, nella quale un ragazzo estone che sta imparando a sorridere (ma in campo il suo cipiglio non si discute) fa play, guardia ed allenatore in campo. Un paio di innesti e i bianchineri di “Pres” Pedone e del GM Micalich se la giocheranno ancor di più contro tutte. Tutte.
Tutto perfetto? non esageriamo. Quando si difende come oggi, l’attacco andrebbe finalizzato con più cinismo. Troppi i “quasi canestri” bianchineri, che hanno portato Jesi per due volte a -3. Ma ricordo bene Imola, l’andata a Mantova, Chieti per cui non sottilizzo: adduco io la giustificazione plausibile, cioè che l’acido lattico accumulato in difesa non sempre si può smaltire in dieci secondi. Miglioreremo.
Miglioreremo: se coach Lino continuerà, come credo, con le marce alte innestate. Eccellente la sua gestione di gara da Imola (compresa) in poi, quando ha smesso i panni del padre confessore per rivestire quelli del conducatore educato ma inflessibile: con tutti.
Inclusi gli arbitri. Piccolo appunto: nove in pagella per Gagno, Costa e Bonfante che stasera non ne hanno sbagliata una. Complimenti: dopo tanti arbitri di pallamano finalmente una terna degna della categoria.
Eccezionale l’apporto del pubblico, infiammato dalla prestazione bianconera; plaudo alla coreografia della curva, che ad un certo punto ha esposto una megacartolina contenente scorci artistici della capitale italiana; insomma, “saluti romani” come recitava lo striscione. È una maniera divertente per chiudere una vicenda che ancora ho compreso poco. Chi mi conosce di persona sa che per vicende familiari ritengo il fascismo e la sua apologia una cosa seria. Più di un “relata refero“. Morta lì, ramoscelli di olivo per tutti.
Lancio una provocazione a Davide Micalich: fra quindici giorni voglio vedere, sulla classifica di A2 girone Est, a fianco al nome A.P.U. GSA la cifra 32. Se questo equivarrà a un nono posto, chissene.
Chissene: comunque vada, con gli amici Roberto e Massimo (se verrà) inviteremo la dirigenza biancanera per un meritato desco cestistico: se lo sono ampiamente meritato. Il vino, però, lo scelgo io.
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