Già: proprio a tutti. Ad iniziare dagli arbitri, categoria non certo amata: quest’anno potranno “godere” dell’ausilio tecnologico di una specie di replay appena fuori dal campo, chiamato VAR. Oggi pomeriggio lo ha inaugurato Maresca, non Pupella ma Fabio, che ha concesso grazie all’aiuto di Valeri (addetto agli schermi) un rigore (sbagliato) al Cagliari contro la Juventus. Già sono montate le polemiche: insomma, cambia mica niente.
Buon campionato: lo seguiremo da qui, sponda biancanera, le spalle curve da quattro campionati per così dire mediocri. Si inizia dal Chievo, la sera della domenica venti di agosto: avversario tignoso, vecchio, anziano, esperto; avversario storicamente gemellato con l’Associazione dei club bianconeri ma al contempo antipatico e “carognetta”; allenato da un secolo dal bravo Maran, capitanato dal valdostano Pellissier che veleggia verso le 39 primavere senza idea di smetterla di faticare in allenamento: un esempio.
Ma l’Udinese di quest’anno non è “solo l’udinese”, con l’iniziale minuscola, come dall’ultimo, depresso Guidolin in poi era stata dipinta la dimessa versione delle schiere biacca e carbone. L’Udinese di questa stagione ha goduto di una preparazione messa in scena da Luigi Delneri con i suoi collaboratori; gode di una rosa nella quale, tolto qualche esubero, sono stati acquisiti giocatori “di ruolo”, ultimo tra i quali probabilmente l’ex blucerchiato Pereira, accanto alla conferma delle “grandi firme”; gode di equilibrio fra i reparti, cosa che anche in momenti di difficoltà (l’ultimo quarto d’ora contro il Frosinone) permette di resistere senza lasciarsi andare, come accadeva nel recente passato.
Quanto lontano potrà andare questa squadra? Boh, non faccio l’indovino e fossi in grado di prevedere il futuro probabilmente avrei il denaro sufficiente per lanciare un O.P.A. sulla società bianconera, acquisirla, comperare CR7 poi morire fallito e contento. Di sicuro non pare, l’Udinese, quella congerie di giocatori vista in passato; malamente assemblati, capaci di lottare alla pari contro Juve e Milan (potere della diretta televisiva urbi et orbi) ma di prenderle da Crotone, Empoli, Cagliari e, di fronte a Zico, da un Sassuolo tutt’altro che trascendentale. Magari già domani mi smentiranno (cambia poco, una volta di più pubblicamente mi flagellerò) ma non pare essere il caso. Eppure...
Eppure leggo molti, forse troppi, commenti catastrofistici di taluni tifosi bianchineri. Una Weltanschauung tesa all’autolesionismo, quasi sperando nella sconfitta per vedere trionfare le proprie pessimistiche ragioni.
La democrazia delle reti sociali è anche questo, non sono certamente una verginella; ma quelli che hanno riso tantissimo delle due vittorie bianconere contro Huddersfield e Celta, quasi avessimo affrontato l’Atletico Cacini e il Roccasecca, avrebbero dovuto allo stesso modo commentare la disfatta della Roma a Vigo, o i primi tre punti conquistati dagli inglesi all’esordio in Premier. Ah già, cosa c’entra... Nulla, tranquilli.
È proprio a questi tifosi che va il mio più grande augurio di buon campionato; essi parlano così per la delusione accumulata nelle ultime centoventi gare di campionato; la stessa che significavo nel titolo al pezzo di commento alla gara di Coppa Italia, in cui menzionavo lo Spezia. Qualcuno mi ha scritto messaggi privati, consigliandomi l’astensione dall’alcool ché avrei confuso liguri e ciociari: cancellare lo Spezia, per me, significava invece (di vino mi occupo per lavoro, ma ne consumo davvero poco) vincere una gara quasi scontata all’esordio in Coppa per togliermi dalla mente il ricordo di quella sera d’un anno fa. In particolare di un ragazzo colombiano che caccia i compagni dal dischetto del rigore, su cui posiziona la palla per la massima punizione; prende sessantasette passi di rincorsa, corre verso la sfera a testa bassa e la scaglia violentemente contro il povero Chichizola, che non la para ma la respinge proteggendosi la faccia dalla violenta pallonata. Un incubo: che non si è ripetuto.
Sono curioso: di vedere se la catena Jankto-Pezzella continuerà nel processo di crescita e conoscenza reciproca; se De Paul riuscirà a scrollarsi di dosso timidezze ed insicurezze, che lo portano all’imprecisione ed al nervosismo; se Cyril sarà uomo in più o, come successo da febbraio scorso, troppo spesso uomo in meno.
Curioso di vedere Se Kevin Lasagna, come pare, e soprattutto Baijc timbreranno il cartellino, permettendo di raggiungere quella sessantina di goal di squadra che sposterebbe l’Udinese a ridosso delle squadre che considero dirette concorrenti; soprattutto, detto che Seko Fofana deve solo procedere con calma alla ricerca della forma e della sicurezza, senza strafare, curioso di vedere la coppia Angella-Nuytinck che domani difenderanno centralmente uno Scuffet che pare sulla via del recupero morale, spirituale, tecnico e agonistico.
Quante curiosità! La verità è che sarà un campionato duro, a prescindere dal fatto che ci sono troppe squadre di livello inferiore che paiono in massima serie in gita premio; lo so, il Crotone si salvò la stagione passata ma nessuno mi toglie dalla testa l’importanza dell’assegnone-paracadute incassato dalla società del presidente Corsi, suicidatasi quando (dopo la vittoria contro l’Udinese) la salvezza pareva cosa fatta.
Buon campionato a tutti: che sia buono, a prescindere dall’esito finale. Senza scordare che noi, tutti, tiriamo dalla stessa parte: quella giusta.
Già: proprio a tutti. Ad iniziare dagli arbitri, categoria non certo amata: quest’anno potranno “godere” dell’ausilio tecnologico di una specie di replay appena fuori dal campo, chiamato VAR. Oggi pomeriggio lo ha inaugurato Maresca, non Pupella ma Fabio, che ha concesso grazie all’aiuto di Valeri (addetto agli schermi) un rigore (sbagliato) al Cagliari contro la Juventus. Già sono montate le polemiche: insomma, cambia mica niente.
Buon campionato: lo seguiremo da qui, sponda biancanera, le spalle curve da quattro campionati per così dire mediocri. Si inizia dal Chievo, la sera della domenica venti di agosto: avversario tignoso, vecchio, anziano, esperto; avversario storicamente gemellato con l’Associazione dei club bianconeri ma al contempo antipatico e “carognetta”; allenato da un secolo dal bravo Maran, capitanato dal valdostano Pellissier che veleggia verso le 39 primavere senza idea di smetterla di faticare in allenamento: un esempio.
Ma l’Udinese di quest’anno non è “solo l’udinese”, con l’iniziale minuscola, come dall’ultimo, depresso Guidolin in poi era stata dipinta la dimessa versione delle schiere biacca e carbone. L’Udinese di questa stagione ha goduto di una preparazione messa in scena da Luigi Delneri con i suoi collaboratori; gode di una rosa nella quale, tolto qualche esubero, sono stati acquisiti giocatori “di ruolo”, ultimo tra i quali probabilmente l’ex blucerchiato Pereira, accanto alla conferma delle “grandi firme”; gode di equilibrio fra i reparti, cosa che anche in momenti di difficoltà (l’ultimo quarto d’ora contro il Frosinone) permette di resistere senza lasciarsi andare, come accadeva nel recente passato.
Quanto lontano potrà andare questa squadra? Boh, non faccio l’indovino e fossi in grado di prevedere il futuro probabilmente avrei il denaro sufficiente per lanciare un O.P.A. sulla società bianconera, acquisirla, comperare CR7 poi morire fallito e contento. Di sicuro non pare, l’Udinese, quella congerie di giocatori vista in passato; malamente assemblati, capaci di lottare alla pari contro Juve e Milan (potere della diretta televisiva urbi et orbi) ma di prenderle da Crotone, Empoli, Cagliari e, di fronte a Zico, da un Sassuolo tutt’altro che trascendentale. Magari già domani mi smentiranno (cambia poco, una volta di più pubblicamente mi flagellerò) ma non pare essere il caso. Eppure...
Eppure leggo molti, forse troppi, commenti catastrofistici di taluni tifosi bianchineri. Una Weltanschauung tesa all’autolesionismo, quasi sperando nella sconfitta per vedere trionfare le proprie pessimistiche ragioni.
La democrazia delle reti sociali è anche questo, non sono certamente una verginella; ma quelli che hanno riso tantissimo delle due vittorie bianconere contro Huddersfield e Celta, quasi avessimo affrontato l’Atletico Cacini e il Roccasecca, avrebbero dovuto allo stesso modo commentare la disfatta della Roma a Vigo, o i primi tre punti conquistati dagli inglesi all’esordio in Premier. Ah già, cosa c’entra... Nulla, tranquilli.
È proprio a questi tifosi che va il mio più grande augurio di buon campionato; essi parlano così per la delusione accumulata nelle ultime centoventi gare di campionato; la stessa che significavo nel titolo al pezzo di commento alla gara di Coppa Italia, in cui menzionavo lo Spezia. Qualcuno mi ha scritto messaggi privati, consigliandomi l’astensione dall’alcool ché avrei confuso liguri e ciociari: cancellare lo Spezia, per me, significava invece (di vino mi occupo per lavoro, ma ne consumo davvero poco) vincere una gara quasi scontata all’esordio in Coppa per togliermi dalla mente il ricordo di quella sera d’un anno fa. In particolare di un ragazzo colombiano che caccia i compagni dal dischetto del rigore, su cui posiziona la palla per la massima punizione; prende sessantasette passi di rincorsa, corre verso la sfera a testa bassa e la scaglia violentemente contro il povero Chichizola, che non la para ma la respinge proteggendosi la faccia dalla violenta pallonata. Un incubo: che non si è ripetuto.
Sono curioso: di vedere se la catena Jankto-Pezzella continuerà nel processo di crescita e conoscenza reciproca; se De Paul riuscirà a scrollarsi di dosso timidezze ed insicurezze, che lo portano all’imprecisione ed al nervosismo; se Cyril sarà uomo in più o, come successo da febbraio scorso, troppo spesso uomo in meno.
Curioso di vedere Se Kevin Lasagna, come pare, e soprattutto Baijc timbreranno il cartellino, permettendo di raggiungere quella sessantina di goal di squadra che sposterebbe l’Udinese a ridosso delle squadre che considero dirette concorrenti; soprattutto, detto che Seko Fofana deve solo procedere con calma alla ricerca della forma e della sicurezza, senza strafare, curioso di vedere la coppia Angella-Nuytinck che domani difenderanno centralmente uno Scuffet che pare sulla via del recupero morale, spirituale, tecnico e agonistico.
Quante curiosità! La verità è che sarà un campionato duro, a prescindere dal fatto che ci sono troppe squadre di livello inferiore che paiono in massima serie in gita premio; lo so, il Crotone si salvò la stagione passata ma nessuno mi toglie dalla testa l’importanza dell’assegnone-paracadute incassato dalla società del presidente Corsi, suicidatasi quando (dopo la vittoria contro l’Udinese) la salvezza pareva cosa fatta.
Buon campionato a tutti: che sia buono, a prescindere dall’esito finale. Senza scordare che noi, tutti, tiriamo dalla stessa parte: quella giusta.
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