Rodrigo De Paul ha concesso una lunga intervista a 360° al Messaggero Veneto, parlando non solo del suo presente all'Udinese, ma anche del suo passato e rivelando qualche curiosità. Il numero 10 dell'Udinese è crescito nella città di Sarandì, nel dipartimento di Avellaneda, dove è forte la presenza di italiani, anche se lui precisa: "Ho il doppio passaporto perché il mio bisnonno era originario dell’Andalusia".

De Paul, chi le ha trasmesso la passione per il calcio?
"Mio padre e mio nonno. Hanno giocato sempre, ma mai a livello professionistico. In casa sono l’unico calciatore: mio fratello Guydo, che ha un anno più di me, si è laureato tre mesi fa in medicina. Abbiamo un dottore in famiglia. Il pallone è entrato subito nella mia vita: a cinque anni mi iscrissi al Belgrano, squadra di calcio a cinque, colori sociali bianco e nero. Due anni dopo ero già al Racing, la squadra per la quale ho sempre fatto il tifo. Lì ho trascorso 13 anni".

C’è stato qualche suo compagno delle giovanili che poi è diventato professionista?
"Della mia classe no. L’annata buona è stata quella del ’93: Muso è il portiere attuale del Racing, poi c’è Zuculini del Verona, Centurion che è appena arrivato al Genoa e Bieto che milita nell’Atletico Madrid. Ci siamo ritrovati a giocare tutti assieme in prima squadra".

I suoi migliori amici sono nel calcio o fuori?
Fuori. Si tratta dei miei coetanei vicini di casa o compagni di scuola che sento spessissimo parlando di tutto meno che di calcio: del loro lavoro, della loro famiglia. La scuola? Mi sono fermato a quella dell’obbligo. Pensavo solo al pallone. Potevo fare solo il ... calciatore. Ricordo che per qualche giorno andai ad attaccare i cartelloni pubblicitari, ma ero un disastro. Per avere qualche spicciolo in casa mi tenevo i soldi che mia madre mi dava per prendere l’autobus e mi facevo cinque chilometri a piedi per andare al campo".

Chi era il suo idolo da bambino?
"Riquelme. No, non avevo il suo poster in camera, ma sin da piccolo ho sempre guardato tanto calcio in tv. Lo faccio ancora oggi: non mi stanco mai a guardare partite. Milito? Grande giocatore e grande persona. Tornare in Argentina e vincere il campionato con la sua squadra del cuore è stata una gioia immensa, la storia perfetta. La sua partita di addio? C’erano grandi campioni: Zanetti, Samuel, Cordoba. Ecco, non nascondo che anche a me piacerebbe giocare la gara d’addio col Racing".

La sua prima parentesi in Europa è stata al Valencia. Cosa non ha funzionato?
"Io l’ho considerata comunque un’esperienza utile. La prima stagione è stata buona, poi è cambiata proprietà e ci vuole un periodo di assestamento per tornare in alto. Ma il Valencia ci riuscirà. La Nazionale? Quello di una convocazione è un sogno che coltivo. Tutto passa attraverso il rendimento con l’Udinese. Spero in una chiamata, perché no?".

Lei in Friuli ha preso subito il numero 10 che per 12 anni era stato sulle spalle di Totò Di Natale. Non le pesa?
"No, per me giocare a calcio non è una pressione. Sono il primo a dire che il 10 dell’Udinese sarà sempre Totò, ma io a parte Valencia, ho sempre giocato con il 10. Quando vado in campo non penso al numero che ho sulle spalle".

Lei all’inizio dello scorso campionato ha ricoperto almeno quattro ruoli diversi. In quale si trova meglio?
"Dalla metà campo in su va bene tutto. Credo che saper giocare in più posizioni sia un vantaggio per un calciatore. Con il mister ho parlato molto e credo di aver fatto dei progressi. Lui sostiene che alle volte non devo ricevere la palla sul piede, ma nello spazio".

Capitolo arbitri: concorda con il fatto che lei ha pagato il fallo su De Sciglio non punito dall’arbitro con l’espulsione? Da allora è finito nel mirino dei fischietti.
"Sì è così. Quell’episodio è stato amplificato dal fatto che nell’azione successiva ho fatto gol. Io non volevo fargli male e gliel’ho detto al telefono. Da quel momento sono stato preso un po’ di mira. Quando sono in campo io cerco sempre di arrivare per primo sul pallone. É quasi impossibile trattenersi. Delneri arrabbiato per le ammonizioni per proteste in amichevole? Lo farà se accadrà nelle gare ufficiali. Ma non credo potrà succedere".



Il suo primo anno in Italia è stato positivo. Adesso, però, ci si attende di più, il tanto atteso salto di qualità ...
"Lo so. Meglio se le aspettative sono alte: significa che c’è fiducia. Qualche gol in più? Lo so, ma non faccio promesse perché se poi non le mantengo non mi piace. Comunque a me dà la stessa soddisfazione un assist".

È vero che poteva arrivare all’Udinese prima di firmare per il Valencia?
"Sì, poi gli spagnoli offrirono di più e andai là. Quando mi ha richiamato l'Udinese? Mi ha telefonato Gino Pozzo. Abbiamo trovato l’accordo in dieci minuti. Mi ha spiegato il progetto e ho detto: vengo".

Quale sarà il giocatore in più dell’Udinese in questa stagione?
"In questa squadra non c’è un fuoriclasse, per rendere c’è bisogno di tutti. Tra i nuovi Lasagna è uno che può tornarci molto utile. Ma non è il solo".

Qual è l’obiettivo stagionale dell’Udinese?
"Passare il primo turno in Coppa Italia. E fatto quello vincere la prima gara di campionato. Pensiamo a un obiettivo alla volta. Per capire dove potremo arrivare dovremo aspettare dicembre".

De Paul lei ha tatuato un Cristo sulla gamba. È religioso?
"Sì. Prima di entrare in campo mi faccio sempre il segno della croce. Prego spesso, ma mai prima di una partita".

Come si vive a Udine?
"Bene, faccio le stesse cose che facevo in Argentina. Convivo con la mia ragazza Camilla e il nostro cane Rochy. È un labrador bianco di due anni: è cardiopatico e non può prendere l’aereo. Per lui torno sempre prima dalle vacanze".

Chi vince lo scudetto?
"La Juve è ancora la favorita, ma il Milan ha fatto un mercato importante, l’Inter lo farà. E poi ci sono Napoli e Roma. Sarà un bel campionato, molto equilibrato, anche nella corsa per la salvezza".

Neymar al Psg per 222 milioni...
"Tanti soldi, troppi, ma il mercato oggi è questo. Se pensate che dodici anni fa il Barcellona prese Ronaldinho e lo pagò 24 milioni ...".

Faccia un nome di un giovane argentino e lo consigli all’Udinese.
"Nel Racing c’è un 19enne : si chiama Zaracho, fa la seconda punta. Da prendere subito".

Sezione: Primo Piano / Data: Lun 07 agosto 2017 alle 10:00
Autore: Francesco Digilio / Twitter: @FDigilio
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