In esclusiva ad AreaNapoli.it, l'ex portiere dell'Udinese, ora al Watford, ha rilasciato una lunga intervista in cui ha spaziato dalla sua esperienza in bianconero, alla nuova avventura, passando per il possibile trasferimento in Inghilterra.

Partiamo dalla fine: perchè hai deciso di lasciare l'Italia?

"Nel vostro paese mi sentivo a casa e la decisione di andar via non è stata semplice, ma le offerte che ho ricevuto provenivano quasi tutte dall'estero. In Italia non si è mosso molto. Ho aspettato un po', ci ho riflettuto ed ho capito che era il momento giusto per cambiare".

Avresti preferito restare in Serie A?

"Non è stato facile lasciare il calcio italiano dopo tre anni. La A è un campionato che mi piace tantissimo, che ho sempre seguito ed ammirato. Sono molto felice di avervi militato. Adesso, però, si guarda avanti".

Com'è stato il tuo primo impatto con questa nuova esperienza?

"Per me è appena cominciata un'avventura. Mi sono trasferito in un'altra nazione e sono arrivato in quello che tutti definiscono il campionato più impegnativo del mondo. Vorrei provare ad impormi qui, a dimostrare di poter stare anche io a questo livello. Farò di tutto per riuscirci. Sono sbarcato in Inghilterra un po' tardi, durante l'ultimo giorno di mercato. Devo assimilare quanto prima l'identità di gioco della squadra, così da integrarmi al meglio".

La vita in Inghilterra è diversa.

"E' ancora presto per sbilanciarsi. La gente qui vive per il calcio, questo sì, il che è molto bello. Sabato contro il Southampton, ad esempio, c'era una grande atmosfera, davvero fantastica. So che dovrò lavorare duramente per capire come funziona il calcio inglese, perchè è differente da quello italiano. Sono concentrato, ho tanta voglia di far bene".

Come ha reagito la tua famiglia quando ha saputo di Watford?

"Ad Udine stavamo a nostro agio, tutti eravamo contenti e non dimenticheremo mai gli anni trascorsi in Friuli. La mia famiglia, chiaramente, va dove vado io. Abbiamo scelto insieme. Siamo felici. Mi seguono sempre, siamo molto uniti. Hanno reagito bene. Mia moglie sapeva che trasferirsi in Premier sarebbe stata una chance importante. Siamo una famiglia e dobbiamo stare sempre insieme".

Cosa ti manca di Udine e dell'Italia?

"Dopo due settimane dalla mia partenza, ammetto che mi manca un po' la tranquillità della cittadina friulana. Mi mancano tanto i ristoranti, la gente, l'assenza di stress... Sicuramente il cibo e, in generale, la gente di Udine, sempre gentile e tranquilla".

Cosa ha rappresentato per te l'Udinese?

"Un grande passo in avanti per la mia carriera. I bianconeri mi hanno dato l'opportunità di giocare in un campionato nel quale volevo cimentarmi da tempo. Era un mio desiderio e l'Udinese mi ha permesso di concretizzarlo: per questo sarò sempre riconoscente alla dirigenza e alla famiglia Pozzo".

Insomma, via senza rancore.

"Dell'Udinese posso solo pensare e parlar bene. La società è sinonimo di progetti, crescita e organizzazione. Poterci giocare è stata una fortuna, lo è per chiunque. Avevo affrontato l'Udinese da avversario quando ero in Grecia e, già allora, avevo capito che si trattava di un club importante. Appena ho potuto, non ci ho pensato due volte a sceglierlo. Insieme abbiamo vissuto tanti bei momenti. La società voleva dare spazio ai giovani e per me era arrivato il momento giusto per cambiare aria e fare un ulteriore passo in avanti, per fare qualcosa in più".

Qual è il tuo ricordo più bello?

"Conservo tanti ricordi legati al'Udinese. Sono tutti lì: nel mio cuore. Penso alle vittorie con le grandi, i successi contro Inter, Milan, Napoli... Se devo sceglierne uno, però, dico la vittoria a Torino contro la Juventus. Un successo storico, quello di due anni fa: non capita tutti i giorni di battere la Juve in casa sua".

Che allenatore è Delneri?

"Col mister ho un rapporto ottimo. Abbiamo lavorato un anno insieme e ho avuto modo di apprezzarlo. E' un tecnico competente, che ha parecchia esperienza nel calcio italiano e sa cosa è meglio per la squadra. E' un friulano, conosce la gente, l'ambiente e lo spogliatoio: un bel vantaggio, lo ha aiutato ad ambientarsi in poco tempo. Delneri sa come parlare ad un calciatore, che sia giovane o più navigato: non è da tutti".

L'emozione più intensa che hai condiviso con lui.

"In molti direbbero la vittoria dell'anno scorso con l'Atalanta a Bergamo: una gara di sacrificio, contro un avversario valido e che viveva un momento straordinario. Ricordo tre punti sofferti ma importanti. Sono tante, però, le partite che hanno fatto gioire me e la squadra. Penso, ad esempio, a quella col Bologna in casa. Venivamo da due settimane difficili, eravamo sotto pressione. Danilo risolse il match al 90' e festeggiammo tutti la grande prestazione collettiva. Fu una vittoria di gruppo e di personalità. Una partita tosta".

Come definiresti i Pozzo?

"Gino è una persona molto intelligente. Ha sempre un qualche progetto che gli frulla per la testa e lo segue senza cambiare idea, nemmeno dopo una sconfitta o una brutta prestazione. Lavora duramente, perchè vuole che le sue squadre facciano bene. Non è semplice prendere le decisioni giuste, ma lui sa come fare. Quando c'è da dare una mano alla squadra, non si tira mai indietro. E' un uomo di carattere, ma giusto. Giampaolo, invece, ha una grandissima passione. Vive per l'Udinese. E' un patron modello: arriva allo stadio prima di tutti, di buon mattino e va via quasi di notte. Altri proprietari se ne starebbero a casa, senza stress: ma non lui, Giampaolo Pozzo è sempre lì. Sin dal mio primo giorno, mi ha fatto una grande impressione: è presente, attento ad ogni aspetto, si interessa, chiede se manca qualcosa. Insomma, se qualcuno ha un problema, lui gli sta vicino. E' come un tifoso di questa Udinese. Ne approfitto per ringraziarlo per questi anni: per la sua generosità, per i premi dati alla squadra e per come ci ha sempre trattato. Se togliamo i ritiri che ci ha fatto fare... Ah ah ah (scherza, ndr)".

Prima del Watford si è parlato molto di te al Napoli. Cosa pensavi quando leggevi certe notizie?

"Ti dico la verità: non leggo ciò che scrivono i giornali. Non so cosa abbiano scritto, e mi riferisco anche agli articoli in generale. Quel che so, però, è che c'era un interessamento reale da parte del Napoli, che cercava un portiere che desse una mano quando Pepe non poteva scendere in campo. Avevano bisogno di un vice-Reina".

Come hai reagito alle avances?

"Mi sono informato sull'interessamento del Napoli e, quando ho saputo che era concreto, la mia priorità è stata una soltanto: quella di aspettare. Volevo dare un po' di spazio a chi operava ed ho chiesto del tempo, in modo che le cose diventassero più chiare".

A Napoli avresti ritrovato Nista.

"Alessandro è una persona che porto nel mio cuore. Lo stimo tantissimo ed ho massimo rispetto per lui, è uno dei pochi preparatori che possono ispirare un portiere. Ritrovarlo sarebbe stato stupendo. Lavorare di nuovo con lui mi sarebbe piaciuto, e proprio per lui ero disposto ad aspettare. Non c'è dubbio che il Napoli sia un grande club, una di quelle squadre a cui nessuno può dire di no; ma per me, vi dico la verità, la cosa più importante sarebbe stata andare lì dove c'era Nista. Per questo, più di tutto, ho aspettato fino alla fine".

Il tempo passava e tu hai rifiutato delle offerte...

"E' vero, ho rispedito al mittente qualche proposta. Poi siamo giunti al termine del mercato, il tempo stringeva e, a quel punto, abbiamo capito che il discorso col Napoli non sarebbe andato avanti. Così, ho iniziato a pensare alle altre possibilità, alle varie offerte che stavano ancora sul piatto ed ho deciso per il Watford: una bella piazza, una grande avventura".

A proposito di cessioni: l'addio di Thèrèau ti ha sorpreso?

"Cyril è un attaccante raro, un bomber vero. Sono pochi i calciatori che hanno un carisma che fa la differenza, che possono segnare in qualsiasi momento. Lui è uno di quelli. Gli piace giostrare con la palla tra i piedi, spesso arretra per chiedere il primo passaggio e partecipare allo sviluppo della manovra offensiva: caratteristiche non comuni. Sono contento che si sia trasferito in un club importante come la Fiorentina. Quanto all'Udinese, sa sempre quello che fa: se la società prende una decisione, non è mai sull'onda del momento, si tratta sempre di scelte ben ponderate, con un motivo ben preciso. Ha pensato di cedere Thèrèau e sostituirlo con Maxi Lopez. Spero che l'argentino possa far altrettanto bene".

Jankto e Widmer sono pronti per il grande salto? Si è vociferato di Napoli, Lazio, Milan...

"Jakub è uno dei migliori talenti che abbia mai visto. Ha una forza interiore incredibile, enorme. E' velocissimo e potente. Come ha già fatto vedere, è anche dotato di un bel tiro. Ha la qualità e la voglia giuste per fare una carriera brillante. Lo stesso vale per Silvan. Ragazzo intelligente e disciplinato, forte tecnicamente e fisicamente, da vari anni è in Serie A ed ha accumulato esperienza in Nazionale. Può giocare in qualsiasi squadra".

A che livelli può arrivare Meret? Piace già a tanti.

"E' un ragazzo ancora giovane, ma parecchio promettente. Il fisico lo aiuta: ha la statura e la stazza perfette per un portiere. Tecnicamente è molto preparato. Ha lavorato per anni con un preparatore bravissimo, Alex Brunner, lo stesso che ho trovato anch'io ad Udine al mio arrivo. Brunner ti aiuta a migliorare, con lui sei in mani sicure. Meret ha tutta la capacità e le caratteristiche per imporsi. Persona seria, a dispetto dell'età è già un vero professionista. Deve crescere con tranquillità. Per un portiere è fondamentale giocare".

Dove vedi l'Udinese a fine anno?

"Spero possa arrivare il più in alto possibile. Non sarà facile, perchè stavolta il campionato è bello tosto: tutte le squadre si sono rinforzate, sarà una Serie A equilibratissima, più dura. Mi auguro che i miei ex compagni terminino la stagione in una buona posizione in classifica".

Domenica c'è Milan-Udinese. Che partita ti aspetti?

"Difficile per l'Udinese. Troverà un Milan che ha ambizioni decisamente diverse da quelle dell'anno scorso. I rossoneri hanno preso diversi nuovi calciatori e speso tanti milioni, a Milanello c'è pressione e voglia di vincere. Nel'ultima giornata hanno perso 4-1 con la Lazio: un motivo in più per dare una risposta in casa loro. Sarà una sfida complicata. Spero che i bianconeri riescano a fare risultato a San Siro".

Torniamo al 2016. Udinese-Napoli 3-1: Higuain espulso, tre punti per voi e qualche polemica. Domenica il Napoli ritrova lo stesso arbitro.

"Quella partita per noi era fondamentale. Ricordo che eravamo sotto pressione, volevamo per forza fare risultato. Sicuramente affrontare il Napoli non era un lavoro facile, ma allora ci siamo riusciti al meglio. In quell'occasione ognuno di noi ha fatto qualcosa di straordinario, meritando di festeggiare una vittoria importantissima, quasi una salvezza. Si è giocato a mezzogiorno, era dopo la sosta. Il Napoli arrivato ad Udine non era nel suo giorno migliore e noi abbiamo fatto una grande prestazione: per questo abbiamo vinto".

Perchè Di Natale saltava puntualmente le partite contro il Napoli?

"Non so bene...Totò ha parlato di questo argomento in passato e di più non posso dirvi. E' una cosa sua, non posso rispondere per lui. Meglio chiederlo al diretto interessato".

C'è un giocatore greco che suggeriresti all'Udinese o, in generale, alle italiane?

"Sono tanti i prospetti greci che stanno aspettando un'opportunità. Ragazzi giovani, con grande talento e che attendono solo una chiamata da una squadra importante come l'Udinese. Non sono un procuratore e non faccio nomi, ma c'è l'imbarazzo della scelta. Ad Udine hanno persone brave in questo lavoro, il loro scouting è rinomato a livello mondiale, sanno meglio di me chi può fare la differenza. Appena vedono qualcuno di valido, lo prendono subito".

Qual è il tuo rimpianto? Qualcosa che avresti voluto fare con l'Udinese e non hai mai fatto.

"Non ne ho. Dopo aver giocato tanti anni in Grecia e disputato Europa League e Champions, volevo fare un passo in avanti nella mia carriera e, lo ripeto, all'Udinese ho coronato questo mio sogno. Trasferirmi in Italia è stata un'opportunità. Sicuramente, la squadra non meritava e non merita di lottare per la salvezza. Quando sono arrivato ad Udine, la mia prima sensazione era che si potesse lottare per altri obiettivi. L'Udinese è una società forte, ha un nome. Tutti ambiscono all'Europa, però in questi tre anni la squadra ha cambiato tanti giocatori e allenatori. Non rimpiango niente, sono felice ed eternamente grato alla famiglia Pozzo per aver creduto in me. Lasciare il Panathinaikos per l'Italia è stato un miglioramento. Anche se l'Udinese non ha disputato per molto tempo le coppe, sono felicissimo d'averci giocato".

Il tuo è solo un arrivederci o un addio? Speri di tornare a giugno a fine prestito?

"Sono approdato da poco in Inghilterra, voglio fare bene qui al Watford. Non so cosa succederà nel mio futuro. Di certo continuerò a guardare le partite dell'Udinese. Auguro ai miei ex compagni un grande in bocca al lupo per questa stagione".

Sezione: Gli ex / Data: Ven 15 settembre 2017 alle 17:30
Autore: Davide Marchiol
vedi letture
Print