Di Pozzo, di Tudor, dei giocatori non mi interessa, a me interessa l'Udinese, i nostri colori, la nostra maglia e la città che rappresenta e desidero con tutto il cuore rimanga in serie A. Ci hanno deluso, ci hanno fatto incazzare, ci hanno fatto umiliare e deridere da tutta Italia e se è vero che “loro” meriterebbero di retrocedere, NOI no! Noi non lo meritiamo, la nostra maglia non lo merita e nemmeno Udine lo merita.

Domenica pomeriggio vorrei che la preoccupazione lasciasse il posto ad un grande sospiro di sollievo, vorrei che tutta la tensione e negatività accumulata si trasformasse in gioia e voglia di festeggiare. Si, festeggiare la permanenza in Serie A, festeggiare lo scampato pericolo assieme a tutti gli altri tifosi bianconeri che gremiranno gli spalti del nostro Stadio Friuli, compresi quelli che approfitteranno dell'incredibile riduzione del costo dei biglietti d'ingresso solo per quest'occasione, l'ultima rimasta per sostenere e spingere l'Udinese verso la salvezza.

La retrocessione sarebbe per Gino Pozzo una gran lezione, è vero, sia per la catastrofe che ha causato con il suo modo di gestire la società, sia per l'incapacità di leggere le difficoltà e di saper intervenire, ma soprattutto per aver sgretolato solo per i propri interessi un gioiello di squadra che era il fiore all'occhiello di tutti i tifosi friulani, senza mai essere stato in grado di sostituire i giocatori ceduti con altrettanti di uguale valore, senza aver saputo rinnovare la dirigenza, senza essere stato capace di coinvolgere chi per questa maglia ha dato tanto e che potrebbe farlo ancora dopo aver smesso di giocare.

A Gino Pozzo ricorderemo ancora queste cose, gliele ricorderemo alla fine della partita, gliele ricorderemo in fase di abbonamento, gliele ricorderemo fino a quando non svolterà definitivamente pagina nella gestione dell'Udinese.

Ma prima c'è la partita con il Bologna e l'Udinese deve assolutamente vincerla, perché io non voglio retrocedere, io voglio restare in serie A.

 

 

 

 

 

Sezione: Focus / Data: Gio 17 maggio 2018 alle 11:34
Autore: Paolo Minotti
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