Trieste rimandata al mittente. Fossi in Dalmasson mi preoccuperei: la sua squadra sta patendo un calo di forma nel momento topico del campionato, pagando forse una corsa sopra le righe di troppi fra i suoi pretoriani di ferro.

All’andata per la prima ed unica volta non mi trovai d’accordo col “Pres” Pedone, ma accettando la sconfitta non dimenticai come gli italiani di Trieste avessero segnato tutto da ogni posizione. Poi al ritorno Prandin ne fa 4 e non 15, Da Ros 9 e non 12, Cittadini colleziona uno “zero” su tutti gli aspetti quando al PalaTrieste mise 8 pezzi. La coppia U.S.A., invece, realizzò due punti meno di stasera.

Auguri a Trieste, di cui fino al prossimo anno farò volentieri a meno di sentir parlare. Non odio la città giuliana, come ho scritto oggi pomeriggio, ma non sono certo fanatico del sostegno mediatico continuo di cui gode l’Alma ed anche la formazione calcistica di serie D.

Entrando al PalaLongobardi, 70’ prima del salto a due d’inizio, e guardando gli occhi dei giocatori ho sussurrato ad un collega che oggi si sarebbe vinto. Tesi, concentrati, preparati: da Lardo a Vanuzzo, passando per Fall, Diop, Pinton ed ovviamente il boy di Udine, Michele Ferrari, che a più riprese occhieggiava la propria curva per riceverne sostegno e vibrazioni.

Eppure dopo due minuti tutto si sarebbe potuto pensare, ma non certo il trionfo finale: 0-7, cinque punti di Green e due di Parks, Udine che faceva a pugni con il canestro avversario e difendeva non fluidamente. A proposito: Javonte Green segna la tripla, poi (come fa sempre) indica “tre” con le dita della mano destra: lo fa, però, guardando la curva udinese. A me non fa né caldo né freddo, ma se seguiamo i profeti del regolamento (di Roseto per inciso) questo è fallo tecnico. Non per me, né per i mediocri grigi di cui parleremo alla fine.

Da lì in poi, però, al netto di una tripla di Baldasso allo scadere del 24’’ di possesso, è un dominio totale friulano, che porterà la GSA a vincere tutti e quattro i parziali: il primo di quattro, poi otto, sedici e l’ultimo, in cui a 2’ dalla fine iniziano le standing ovation, di due. Stop.

Già, stop: Trieste è annichilita. Ad iniziare da Pecìle, il simpaticone trentasettenne giuliano che esulta per un fallo (molto dubbio a dir poco) subìto in difesa da Ferrari ma passa la gara a correr dietro ai nostri; di Coronica non parlo, cerca di giocare ma decide quasi subito che le urla “ad personam” della curva udinese non valevano la sofferenza di giocare da infortunato e si riaccomoda in panca. La curva triestina? Poca fantasia. E poca correttezza nel bersagliare di oggetti Ray che passa sotto la loro curva per festeggiare in panca coi suoi compagni, costringendo gli arbitri a sospendere la gara a 6’50’’ dal termine. Evidentemente il paio di centinaia scesi in Friuli pensavano di scampagnare con i buoni vini del cividalese: ripiegano le insegne e tornano invece a casa, oggi dice loro male.

Il tifo di Udine, infatti, vince senza dubbio alcuno il doppio confronto: a Trieste lo spicchio bianconero, perso in alto nel bellissimo palazzetto voluto dal Presidente della Regione Illy, si fece sentire anche quando il risultato pareva pesantemente compromesso; oggi gli ospiti si sono stancati ben presto, e i duemilacinquecento friulani li hanno sovrastati. Evidentemente i contadini, a forza di zappare, sviluppano stentoree voci che in un palazzo così raccolto si sentono ancora di più. Pace.

Udine oggi vince perché ha cuore; Udine oggi vince perché ha agonismo ed intensità; Udine oggi vince semplicemente perché gioca meglio di Trieste: di squadra, individualmente, in difesa ed in attacco, prendendo nove rimbalzi in più quando si pensava che sotto le plance avremmo sofferto le pene dell’inferno.

Invece Fall svita undici lampadine, otto carambole Okoye che sceglie la gara migliore per farmi capire quanto sciocco possa essere stato io a pensare di rinunciare a lui (ma le ragioni le ho spiegate oggi pomeriggio) e colleziona una serie da record di schiacciate spettacolari. Qualche libero in più infilato avrebbe permesso a lui di passare il trentello, a noi di chiuderla ancora prima ma sono dettagli.

Grandi tutti: da capitan Vanuzzo, che porta in campo calma ed esperienza; all’estone dagli occhi di ghiaccio che tira meno bene della gara precedente, ma gioca da Dio la palla aiutando la squadra a spaccare la difesa avversaria con penetrazioni senza paura né soggezione. All’udinese purosangue “mi chiamo Michele, risolvo problemi” che disputa una delle più intense gare in maglia A.P.U. meritandosi il mio personalissimo premio per il migliore in campo... Che va invece indubbiamente a Okoye, l’uomo che porta il “playground” a dignità da serie A2.

E Danny Mastrangelo? Infila cinque triple dal peso specifico pazzesco devastando, in due momenti differenti, l’avversaria; peccato per qualche insulto ricevuto dai suoi ex-tifosi giuliani, data la moderazione della sua esultanza. Chiude in panca per una botta ricevuta sotto la curva biancorossa, ma quanto ha dato è stato straordinario.

Come straordinaria giudico la prestazione del Settore D, ed al traino di tutto il palazzetto griffato di bianco e nero; qualche sfottò, si sa, è inevitabile: ma mi pare che le cautele di chi gestisce la sicurezza pubblica, le quali consigliavano la concomitanza con la gara dell’Udinese onde evitare pericolose commistioni fra tifosi dei due sport, sono state obiettivamente esagerate. Almeno quanto la leggerezza con cui, all’andata, i pullman e le auto private udinesi sono stati lasciati alla mercé dei tifosi locali. Qualche brutto episodio si è verificato, ma fortuna ha voluto che fossero, appunto, pochissimi.

Tre piccoli pensieri, in fondo ad un pezzo che poteva essere più entusiastico, ma con l’adrenalina che scende nel dopo-gara si tende ad essere più modestamente smaniosi.

Menzione agli arbitri: li giudico scadenti. Due falli antisportivi fischiati, uno per parte, ma altri commessi in medesime condizioni che hanno portato a rimesse laterali; una gestione “curiosa” della gara, senza un metro ben definito; Parks che nei primi minuti si impadronisce della palla e non la vuole lasciare senza meritarsi un tecnico. Diamo a Tirozzi e soci il beneficio del dubbio, e di una serata-no.

Menzione per Lino Lardo: stasera fa meno il conte e più il Conte, vedasi lo sguardo inviperito che rivolge all’arbitro scarsicrinito quando, al termine del primo tempo, non concede il canestro all’ultimo secondo a Veidman. Se ci mettesse sempre carattere, mestiere, esperienza e preparazione come stasera gli firmerei subito un pluriennale: con Mantova la riprova.

Dimentico qualcuno?

Beh sì.

Settimana scorsa un pensatore da tastiera, quelli che alla prima sconfitta se ne escono con insulti generalizzati ma indirizzati in particolare ai dirigenti, impiegava qualche minuto del suo prezioso tempo e l’uso del dito indice della mano destra (o sinistra? Uguale, uguale.) per chiedermi, in un messaggio privato, quanto mi pagasse la società per stare sempre dalla loro parte.

Sono permaloso e di solito rispondo a tono, ma stavolta ho lasciato perdere. Perché la settimana prima del Derby si deve pensare alla gara e basta. Ecco, oggi forse questo nobilhomo ha capito perché difendo Alessandro Pedone, Davide Micalich e compagnia dirigente: perché grazie a loro posso vivere serate come queste. Qui si dimentica rapidamente che a Cividale hanno perso Treviso e Roseto, che Udine ha sbancato il PalaDozza, che l’anno passato raccontavamo di Urania e Bergamo, di Costa Volpino e Moncalieri; che quel signore che secondo qualcuno non ha ambizioni né idee smazza un milione e mezzo l’anno per farci godere di un “+18” nel derby. Quindi lo dico a Voi: Vi prego, pensate in positivo; pensate a quanto avete e non a quel che manca. La GSA si sta costruendo una credibilità da serie A, che arriva solo mantenendo alta la tensione e soprattutto la categoria. E sono stracerto che quel leone digitatore stasera era fra i tifosi al palazzetto, o soffriva e gioiva di fronte alla diretta di Telequattro. Abbracciamoci tutti, stasera, e vogliamoci bene. E vogliamo bene a Pedone&Micalich, mostrandoglielo sabato prossimo, ora di pranzo, quando parteciperanno alla bella manifestazione voluta da Daniele Muraro e dall’A.U.C. tutta in Piazza Venerio. E sotto con la Dinamica di Martelossi!

Sezione: Focus / Data: Dom 19 marzo 2017 alle 23:23
Autore: Franco Canciani
vedi letture
Print