Domenica prossima al PalaCividale sono di scena i leopardiani del Basket Recanati. I marchigiani, dopo una vittoria sul filo di lana contro l’Andrea Costa Imola all’esordio, hanno patito una sconfitta a Jesi e si trovano a pari punti con i bianchineri.

Squadra dura, guidata in panca da una vecchia volpe come Marco Calvani, una vita a Roma (subentrò nel 2012 proprio a coach Lardo) seguita da una dimissione alla quattordicesima giornata alla Dinamo Sassari scudettata (“se il problema sono io, ho detto al presidente, beh vi tolgo il problema di mezzo”). Un manìpolo di giovani e giovanissimi, attorno al capitano Attilio Pierini, tredici anni a spazzar i leopardiani tabelloni, testimone dell’ascesa della franchigia; e al play Gennarino Sorrentino, trentunenne napoletano di scuola Fortitudo, in un mix di gioventù, esperienza e fisicità.

La coppia americana, secondo me, è il vero azzardo della franchigia gialloblù. Ala-centro è il moschettiere Jalen Reynolds, ventiquattrenne appena uscito da Xavier e non entrato nei draft NBA. Quest’anno dalla Big East, invero, solo quattro scelte (in giri molto bassi) ce l’hanno fatta, ma dei tre prodotti eleggibili usciti dall’università di Cincinnati, ovvero Reynolds, Farr e Abell nessuno è stato preso in considerazione dalle franchigie professioniste americane.

Farr sta provando come esterno ai Thunder di Oklahoma City, senza speranze; Abell ha addirittura cambiato sport e sta cercando di entrare nella squadra professionistica cittadina della NFL, i Bengals. Reynolds infine, dopo un collegiale a Las Vegas (nel quale qualche squadra ha pensato a lui come rilievo di panca), vista la mancanza di offerte si è affidato a quella vecchia volpe di “Big Daddy” Mike Silverman dell’Athlete Management Group, che gli ha trovato una sistemazione in A2 in attesa di tempi migliori. Fisicità sotto le plance, dove l’anno passato ha svitato sei lampadine di media a gara segnando anche dieci punti a partita, pane per Supergino e FlyGuy Okoye che dovranno sgomitare e non poco per limitarne le prestazioni.

L’altro americano assomiglia terribilmente all’amico Tyler Laser: il venticinquenne Richard Travis Bader, dopo una discreta carriera universitaria con Oakland, fallito l’ingresso in NBA si è barcamenato in Europa, prima una mezza stagione con Asvel in Francia, poi (dopo la parentesi nella Development League) un’annata intera con il  Neptūnas Klaipėda in Lituania.

Tiratore temibile dalla linea dei tre punti, secondo in classifica nel suo ultimo anno universitario, Bader ha avuto la chance di giocare con i 76ers fallendola; in seguito, anche il contratto con la formazione di Villeurbanne si è chiuso in anticipo con nessuna partenza da titolare, poche soddisfazioni e soli due punti di media gara. Potrebbe essere un fattore, con la stessa facilità con la quale (alla Delegal) potrebbe mostrare l’inadeguatezza ad un livello di gioco differente come quello Pro, nel quale la tattica conta quanto se non più della tecnica, e l’intensità difensiva ha molto spesso la meglio sugli attacchi.

E Udine? Non si deve fidare, ma ripartire, questo sì, dalla vittoria di domenica scorsa. Partire dalla regìa illuminata di Sonny Boy Traini, dalla consistenza del “Gruppo Deciso” di Zio Castelli, Microwave Pinton, Trickbox Truccolo, di Capitan Manuel, di Nobile e Ferrarinho; soprattutto da FlyGuy Okoye e, forse, da qualche minuto della stella Allan Ray, giunto stasera in Mercatovecchio e a cui va il nostro fortissimo “Welcome home, Shamrock Allan. This. Is. Udine”.

Sarà gara dura e vera, sotto la direzione di due califfi delle panchine di serie A come Lardo e Calvani. Se a questo aggiungiamo un palazzetto di sicuro pieno, beh lo spettacolo è assicurato. Palla a due alla solita ora de la tarde: bianchineri, a Voi!

Sezione: Focus / Data: Gio 13 ottobre 2016 alle 15:30
Autore: Franco Canciani
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