Chiamatelo “Mister Promozione”. Non si può definire altrimenti Attilio Tesser, tecnico della Cremonese, promossa in Serie B dopo 11 anni, al termine di una stagione clamorosa. Sotto di 10 lunghezze dall’Alessandria, vera favorita del Girone, la formazione lombarda è riuscita a compiere una rimonta incredibile, fino a giungere al sorpasso a poche giornate dalla conclusione. E all’ultimo turno, la Cremonese ha conquistato la promozione solamente all’87, dopo aver rischiato grosso contro il Racing Roma. Per Tesser, si tratta del secondo miracolo, dopo quello operato a Novara, cinque anni fa.
Tesser, è calata l’euforia per la festa grigiorossa dopo la storica promozione?
“C’era felicità per la festa. Personalmente, tengo sempre l’euforia molto bassa. Comunque, già nel giorno successivo ai festeggiamenti, abbiamo iniziato a progettare e proiettarci in avanti. Questo vale specialmente per noi addetti ai lavori”.
Al termine del girone d’andata, l’Alessandria sembrava ormai imprendibile. Qual è stato il segreto di questa clamorosa rimonta?
“Si farà fatica a crederci, ma è la realtà. Noi non abbiamo mai guardato l’Alessandria, ma abbiamo sempre pensato a noi, a fare il meglio possibile per rispettare la maglia, la proprietà e noi stessi. Abbiamo continuato a non guardare gli altri e ad allenarci bene, cercando di dare il massimo. Siamo arrivati in un momento critico alla vigilia della partita con l’Alessandria. C’è stato questo scontro diretto, prima della sfida all’Arezzo, che era terza in classifica a pochi punti da noi. Abbiamo vinto quelle due partite, continuando a mantenere lo stesso pensiero. È chiaro che le vittorie ci hanno dato fiducia e morale, oltre ai punti conquistati che hanno accorciato la classifica. Quello penso sia stato un momento particolare, ma noi nello spogliatoio ci siamo impuntati nel guardare solo a noi stessi e non agli altri”.
Insomma, avete deciso di tenere il vostro passo, come si direbbe in gergo atletico o ciclistico.
“Era l’unica cosa che si poteva fare. Noi dovevamo fare bene la nostra parte. Poi, qualora gli altri non avessero sbagliato, avremmo potuto fare solo i complimenti. Altrimenti, noi ci saremmo fatti trovare pronti a subentrare”.
Ultima giornata: Cremonese subito avanti sul Racing Roma, poi sorpasso dei capitolini e controrimonta dei grigiorossi, conclusa in zona Cesarini. Quali sono i Suoi ricordi di quella partita?
“Un’emozione incredibile, da film di Hitchcock, per la tanta suspense. È stato lo specchio del nostro campionato, passato ad inseguire, a lottare, a non mollare mai, a crederci sempre. È quello che è avvenuto in quella partita. Un match dominato per 60 minuti e poi, all’improvviso, in tre minuti, è crollato tutto. Passati un paio di minuti, ci siamo rialzati e fino alla fine, con quella grinta mostrata per tutta la stagione, abbiamo conquistato la vittoria. Sono rimasti momenti di una partita emozionante, specialmente nel finale. È stato un pathos veramente forte. Me lo hanno detto anche persone che hanno seguito l’incontro dalla televisione. È stata molto coinvolgente ed ha rispecchiato il nostro atteggiamento, il modo di fare di chi non si arrende mai, di chi lotta sempre”.
E Lei? Cosa ha provato nel momento in cui il Racing Roma siglava il gol del momentaneo sorpasso?
“Sinceramente, non ho avuto il tempo di pensare a nulla. Ho solamente pensato ad incitare la squadra ad andare avanti. Non ho pensato assolutamente a nulla. Ho incitato i miei, anche perché, per l’andamento tecnico della partita, dovevamo essere sul 2 o 3 a 0 in quel momento. Ed invece ci siamo ritrovati sotto 2-1. Ho pensato a rimanere lucido ed a ponderare bene i cambi. Era quello che dovevo fare in quel momento”.
Il Suo percorso da allenatore è iniziato ad Udine. In che cosa è stata importante per la Sua formazione l’esperienza bianconera?
“Come calciatore, non mi ha segnato particolarmente l’esperienza ad Udine. È un ambiente in cui si conoscono tanti allenatori e, specialmente alla fine della carriera, si cerca di carpirne i segreti. Alla fine penso che sia stato utile imparare da tutti, anche se poi conta il proprio pensiero. È stata formativa la prima esperienza all’Udinese nel settore giovanile. Quegli anni mi hanno dato gratificazioni ed uno stimolo a tentare la carriera professionistica, sviluppandola in altri posti”.
E quali sono i Suoi ricordi da calciatore dell’Udinese?
“Ce ne sono tanti. Ho fatto cinque stagioni in bianconero, prendendomi soddisfazioni bellissime, ripensando anche al periodo storico dell’Udinese. Non era la squadra che è ora in Serie A ad alto livello da diversi anni. Chiaramente con l’arrivo di giocatori di spessore come Causio e Virdis, il valore della formazione è lievitato. Poi c’è stata l’era di Zico. Insomma, sono arrivati giocatori che hanno girato il mondo. Eravamo sì una squadra di provincia, ma con grandi nomi che ci hanno fatto conoscere nel mondo. Sono soddisfazioni anche le singole partite. Cinque anni non sono pochi e hanno diversi episodi. Il più bello è legato alla salvezza ottenuta contro il Napoli, all’ultima giornata di campionato. Fu una gioia enorme. All’epoca eravamo una squadra piccola e provinciale, che si affacciava alla Serie A dopo tanti anni. Era l’obiettivo massimo. Oppure, è stato altrettanto bello quando ho avuto il piacere di segnare un gol importantissimo per la salvezza ad Ascoli, nella stagione successiva. Vincemmo 1-0 e ci salvammo con tre domeniche d’anticipo. Questi due sono stati gli episodi più significativi”.
Com’è stato lavorare con Zico?
“Era un campione che segnava tanto. Un campione anche umano perché con lui si poteva tranquillamente parlare e discutere. Un uomo semplice, un vero compagno di spogliatoio, sempre pronto a dare consigli”.
Torniamo alla Cremonese. Ci sono delle similitudini tra la formazione lombarda ed il Novara, un’altra delle Sue creature calcistiche?
“Per quanto riguarda le stagioni delle promozioni, sono state l’opposto. A Novara siamo partiti in testa, siamo stati imbattuti per 30 partite. È stato un campionato sofferto perché la Cremonese ha fatto un’ottima stagione, arrivando seconda, ma noi abbiamo fatto qualcosa di straordinario. Stavolta, invece, siamo sempre stati costretti ad inseguire perché c’erano altri che stavano facendo molto bene. Questo era l’opposto. Credo che le similitudini stiano nella formazione di un gruppo granitico. A Novara avevamo acquisito una forza importantissima. Qui, a Cremona, siamo stati bravissimi a non mollare mai, a non cedere, con una propensione al lavoro sempre molto elevata”.
Per la prossima stagione, quale sarà l’obiettivo della Cremonese?
“La priorità è mantenere la categoria. È l’obiettivo giusto per chi, come la Cremonese, torna dopo tanti anni in una nuova realtà. Anche perché risalire dalla Lega Pro è molto difficile. Poi, si sa, l’appetito vien mangiando, ma vedremo come verrà impostato il mercato. Ultimamente, ci sono sempre state formazioni, come il Novara che ho allenato io, arrivate dalla Lega Pro e diventate subito protagoniste della B. La base resta comunque la resta il mantenimento della categoria”.
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