L’Udinese di un tempo nemmeno troppo lontano aveva l’età media in campo più giovane della serie A. L’anno scorso, a più riprese, questo dato era in linea con le altre squadre, se non fra i più longevi con un età media di circa 28 anni o di più. Visto le voci che si rincorrono, su partenze e cessioni “eccellenti”, facciamo il punto della situazione.

L’Udinese ha un tesoretto in casa, ma non lo sfrutta. Le ragioni non sono da ricercare nella guida tecnica: sia Stramaccioni all’Inter che Colantuono all’Atalanta hanno lanciato fior fior di giovani. Il problema sono i risultati. Due anni di corsa alla salvezza hanno fatto sì che la rosa si invecchiasse, prediligendo un’esperienza che non sempre ha portato quella continuità che la dovrebbe contraddistinguere (un autentico paradosso). Tanto più, le annate negative impediscono un buon turn over di mercato, così ci si ritrova in ritiro con troppi giocatori da piazzare ad altre squadre. Quando non riesce ecco che la rosa si allunga, lo spogliatoio si sfalda e i risultati peggiorano ulteriormente. Paradossalmente, l’economia aziendale e finanziaria insegna che un magazzino sovrastimato è meglio svenderlo che tenerlo. Tanto più se ha un cervello e delle motivazioni con le quali fare i conti. Ma a Udine si perdono decine di milioni di plusvalenze sui giovani per non perdere qualche milione su giocatori finiti da svendere.

E’ così che quattro giovani in rosa con discrete potenzialità (Balic, Meret, Matos, Ali Adnan) hanno avuto pochissimo spazio quest’anno. Bastasse quello… Vi elenco i giovani prestati: Jaadi, Faraoni, Zielinsky, Verre, Jankto, Scuffet, Silva, Bubnic, Aguirre, Rovini, Scuffet, Samir, Evangelista, Biraghi ed Angella. E Torje che sta giocando l’Europeo con la Romania… Non dico che siano tutti da serie A, ma acquistare Hallfredsson, Iturra e Marqinho ha del comico, quando poi mandi in giro per l’italia e per il mondo i nomi sopra citati appare incomprensibile.

All’Udinese di quest’anno sono mancate due cose: assist e centrocampisti che sappiano saltare l’uomo, dare del tu al pallone. Le due cose spesso sono collegate. E non è un’opinione mia, ma sono i dati che potete andare a vedere sul sito della Lega Serie A sezione statistiche. L’Udinese è fra le prime squadre per cross effettuati, segno che il gioco di Colantuono e di De Canio c’era, anche se non pareva vedersi. Dove l’Udinese è in basso, nella classifica dei giocatori, è per gli assist effettuati, sia quelli vincenti che quelli no. Il che significa che si arrivava sul fondo o quasi, si crossava per Zapata (l’acquisto fu azzeccato, ma l’infortunio ha rovinato non poco i piani tecnici), mentre raramente si sapeva calibrare il passaggio filtrante o l’assist all’attaccante. Si dividono lo scettro di assist man Di Natale e Fernandes, il mito e la discontinuità con un misero 4 a testa. Invito chiunque ad andare a vedere gli score di quanti giocatori hanno superato i bianconeri. Fra loro anche un certo Zielinsky.

Come avevo avuto modo di scrivere dopo Reggio Emilia (il pareggio contro il Sassuolo), il problema stava tutto nei tre centrali di centrocampo. Lenti, spesso con la testa bassa, poco propensi a dare del tu al pallone. E’ lì che si deve intervenire! Non mi faccio illusioni su Zielinsky. E’ ovvio che il giocatore vorrà andare altrove, a guadagnare di più e ad avere la possibilità di vincere qualcosa. Ma privarsi di giocatori come Verre e Jankto sarebbe criminale, per una squadra che da tre anni non riesce a costruire nulla nella parte centrale del campo.

L’Udinese paga una cattiva gestione sportiva. Faraoni per due anni dietro fila è stato uno dei migliori in squadre che hanno raggiunto i Play Off in serie B. L’anno scorso giocando da esterno destro nel Perugia di Camplone, quest’anno giocando terzino destro o sinistro nel Novara di Baroni (che per buona parte del campionato aveva la miglior difesa cadetta…). Verre sono due anni che è protagonista in serie B ed è, fra i giovani, uno dei pochi giocatori completi. Anche lui per due volte consecutive ai Play Off, sponda Perugia prima o Pescara vincente ora. Avete visto la doppia finale? Sia all’andata che al ritorno il centrocampista ha recuperato palloni degni di un certo Pinzi; nella prima partita da un suo tiro è nato un gol, nella seconda ha addirittura segnato da centrocampo, infrangendo i sogni di gloria di una Trapani arrembante. Un gol che ricordava quello segnato in campionato da Jankto, messosi in luce in un Ascoli non certo formidabile. L’unica cessione in prestito che è valsa qualcosa è stata quella di Scuffet, preso a pallonate da mezza serie B a Como. Un’esperienza che serve eccome.

L’Udinese continuerà nella cieca distruzione di un patrimonio di giovani con potenzialità (come già avvenuto per Angella, lanciato da Guidolin, poi dimenticato, ora si spera di ritorno) per andare a caccia di centrocampisti senza arte ne parte, tecnicamente parlando? Gino & Co. continueranno a puntare su trentenni a fine carriera e senza voglia di emergere? Continuo ad essere della mia idea: il business dell’Udinese era giusto. Bassi stipendi, età media contenuta e uno zoccolo duro di italiani portano plusvalenze e risultati. Udine è ancora quella?

 

 

 

Sezione: Editoriale / Data: Ven 10 giugno 2016 alle 20:20
Autore: Giacomo Treppo
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