Volevo scrivere un editoriale, dopo Udinese Verona, dal titolo Udinese uber Hellas, ma i tempi non erano maturi. Troppe volte mi ero illuso, al cambio della guida tecnica, che l'allenatore arrivato fosse quello giusto. Ho scritto in settimana che erano anni che non vedevo una partita bella come quella, vinta per 4.0 sugli scaligeri. Ma si sa, una cosa è giocare contro un Verona che anni fa non avrebbe mai combattuto nemmeno lontanamente per la permanenza in serie A; un'altra è fare partite di spessore contro squadre che hanno una struttura e una rosa da Europa.

Ebbene oggi Oddo mi ha mostrato il calcio, quello bello, quello che sono abituato a vedere, quello che fu di Zaccheroni, di Guidolin, di Spalletti, poi di Marino e ancora di Guidolin. La tattica unita alla corsa e ai piedi. La disciplina in campo, lasciare che i difensori centrali del Milan facciano il loro e poi recuperare palla immediatamente dopo la metà campo e fare lanci lunghi quando la squadra rossonera è più corta, più alta e quindi più indifesa. Mettere due mezze punte dietro Lasagna, per permettere inserimenti a neutralizzare i quattro dietro di Gattuso. Giocare con equilibrio sulle fasce dove Zampano pare non aver mai giocavo altrove che a Udine e dove Pezzella inizia a mostrare quanto di buono già emerso in Under 21.

Ma purtroppo il Milan ha un giocatore che si chiama Suso e che è sprecato addirittura per il Milan, che ti azzecca un tiro da trenta metro che va a finire dove ne Scuffet, ne Meret, ne Bizzarri ne Karnezis e nemmeno Handanovic avrebbero mai potuto pararlo. Allora cosa devi fare? Devi stringere i denti, non perdere la calma, e crescere piano piano, minuto dopo minuto.

L'Udinese di oggi è stata magistrale nella gestione della partita, nella gestione dei vari momenti della partita, da quelli più difficili a quelli più facili. Non so se lo avete notato, ma fino a poco tempo fa, per anni, una volta subito un gol le reazioni erano sì veementi, ma confuse, arrembanti e senza una propria e vera logica. Fino a poco tempo fa, per anni, quando si commetteva un errore a centrocampo, si indietreggiava con depressione negli occhi, ci si avviliva. Oggi no, ho visto due o tre errori in fase di disimpegno che hanno regalato al Milan dei falli laterali. Nessuno si scomponeva, nessuno si avviliva. Ognuno tornava nelle proprie posizioni, a testa alta, guardando avversari, compagni e pallone. Pronti a recuperare palla e riiniziare nel proprio lavoro.

Ecco cosa ho visto oggi, una squadra a testa alta che ha messo a tacere mezzo stadio vergognosamente milanista in terra friulana (oggi parla il tifoso e non lo sportivo, concedetemelo). Ho visto uno Jankto finalmente sui suoi livelli che però non ha disdegnato di dare una mano anche dietro, un giocatore che ha messo in campo i mezzi alla Boban che ha nel DNA. Ho visto un Barak in formato regista defilato, un De Paul che ha corso e si è sacrificato per la squadra finché non ne aveva più. Ho visto un Oliver Lasagna ancora una volta in versione Bierhoff: è lui che fa reparto da solo, che attacca la profondità, che spezza in due la difesa avversaria. Solo un autogol di Donnarumma ha tolto quella che sarebbe stata la giusta soddisfazione di un assist magnifico del giovane italiano e un gol di Maxi Lopez, entrato in campo con il piglio del campione e del senatore.

Senatore, che bella parola... è tanto brutta se rapportata ai nostri giorni, per il male che stanno facendo all'Italia, chi più chi meno; è tanto bella se connotata in uno spogliatoio e in un campo dove Behrami è sempre il capitano vero e oggi anche Danilo è tornato sui livelli del suo primo anno, quando c'era Francesco a Castelfranco Veneto. Lo ammetto, quando il brasiliano si è preso il cartellino giallo su un contropiede nato dall'ennesimo errore di Manganiello, mi sono commosso, avevo gli occhi lucidi! Mi sono detto: ma allora ci siamo!

Ed ora? Ed ora Europa, senza se e senza ma! Potremo non andarci, potremo fallire, sì, forse chi ci sta davanti è più forte di noi, di sicuro l'Atalanta di quest'anno... ma bisogna provarci. Perché non provarci? Perché non scendere in campo per vincere? Perché non credere in se stessi? L'autostima di questa Udinese si chiama lavoro, non mi serve andare a vedere gli allenamenti per affermarlo. Quando una squadra gioca con questa disciplina tattica, con questa concentrazione, con questo spirito di squadra, significa che si lavora bene durante la settimana. La buccia della domenica fa presa se sotto c'è la polpa della settimana.

Avanti così! Scooby Doo PaPa!

 

 

Sezione: Editoriale / Data: Dom 04 febbraio 2018 alle 17:24
Autore: Giacomo Treppo
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