Le buone prestazioni dei bianconeri, avvenute ultimamente, hanno in parte alleviato l'onta della doppia sconfitta contro Empoli e Sassuolo. L'attenzione generale si è spostata dal mercato superiore (i Pozzo vendono o no?) alle prestazioni, ai punti, ai gol dei nostri. Mentre un po' tutti ci chiediamo a quanto potrà chiudere il campionato l'Udinese, il ritardo con il quale viene data la notizia della conferma di Delneri fa un po' pensare che una trattativa per la cessione della società possa ancora essere in piedi.

Se fino all'anno scorso un passaggio di mano sarebbe stato vissuto, dal sottoscritto, con malinconia e nulla più, la gestione di questo ultimo anno mi ha fatto cambiare idea. Pare infatti che il giovane Pozzo abbia capito gli errori del passato (se errori sono stati e non scelte deliberate) e sia tornato a puntare sulla politica che ha dato tante soddisfazioni al padre e ai tifosi. Udine è una piazza che deve per forza vivere di mercato e plusvalenze: senza sarebbe la fine. Abbiamo esempi su esempi di società fallite, a volte anche con distretti industriali e tessuti economici ben più floridi di quello friulano. Bonato, da parte sua, ha parlato in diplomatichese a una radio del napoletano per spiegare quello che già tutti sapevamo. Widmer probabilmente lascerà Udine, gli altri giovani rimarranno ancora un anno a meno di offerte che difficilmente arriveranno. Ammesso che non siano frasi di circostanza (finora il DS non ne ha mai sparate...), l'Udinese tornerà a programmare, il che significa avere un'idea della rosa giocatori con un lasso temporale oltre l'anno. Programmare, per una società dai bassi introiti commerciali, significa per forza acquistare giovani. Se alla Juventus spesso si entra a 23/25 anni fino a 28, qua è meglio muoversi sui 19/20. Sono equilibri di mercato, piacciano o meno.

In campo abbiamo, oltre al già citato Widmer, giocatori del calibro di Samir, Fofana, Jankto e De Paul. Va poi ricordato che in panchina abbiamo un certo Scuffet che l'anno prossimo potrà (e dovrà, a mio parere) vestire la maglia da titolare. Specialmente se Meret sarà destinato altrove dopo l'ottimo campionato con la Spal. Un altro giovane della panchina è Perica, anche lui autore di una notevole crescita quest'anno. Angella ormai lo considero, con grande soddisfazione, un titolare aggiunto. Ed altri ne possiamo citare, in prospettiva. Ma si sono già mossi bene in società, con l'acquisto di Lasagna, un giocatore attualmente di lusso per la serie cadetta. Finalmente a gennaio si è giocato d'anticipo (come sul campo faceva il buon baresi) sulle concorrenti. Trovarsi a giugno senza reparto d'attacco sarebbe stato deleterio. Lo sarebbe ancora di più se non venisse confermato un allenatore che a Udine, quest'anno, ha fatto benissimo.

E così torniamo al dubbio sulla conferma di Delneri. E' già avvenuta e aspettano a comunicarla? C'è sulla parola? Pozzo Jr vuole aspettare il finale di campionato per mantenere alta la tensione? Spero vivamente che dietro non ci sia ancora una trattativa che sarebbe, per la famiglia Pozzo e anche per i tifosi più pragmatici, anti-economica. Come si fa a vendere un'industria che dà utili, già rodata, con un tesoretto ampio al suo interno? Avventurarsi nell'Inghilterra della Brexit dopo aver fallito in Spagna (il Granada non ha mai fatto sognare, nella Liga) è un gioco d'azzardo che un buon imprenditore non farebbe mai. Sempre meglio avere un centro di gravità permanente, sano e redditizio.

Del resto, si parla della Red Bull. Se proprio dobbiamo vendere, facciamolo a chi ha soldi. Ma scordatevi tutto ciò che è Udine e Friuli. Sappiamo già come ragiona la multinazionale. Se i Pozzo sono scesi a più miti consigli mantenendo il doppio nome dello Stadio Friuli dopo i non pochi mugugni della piazza, non penso che gli austriaci avrebbero la stessa sensibilità. Nemmeno nel mandare i nostri migliori in Germania, all'occorrenza. Pare lo stiano già facendo fra le loro varie squadre. Siamo sicuri di volere stranieri alla guida del campionato italiano? Il mio non è un discorso xenofobo, sia inteso. Ma i capitali stranieri hanno meno cuore degli imprenditori italiani, per tanto che anche questi ultimi guardino prima al portafoglio.

Giusto per citare puri fatti: la Roma degli americani non vince così come non vinceva quella degli italiani (al netto dei debiti che probabilmente stanno ripianando, lo speso per la Roma); la Milano capitale economica d'Italia è stata svenduta ai cinesi che non stanno mietendo risultati esaltanti. Entrambe le milanesi potrebbero rimanere fuori dall'Europa e discapito della Lazio (presidente criticabile finché vuoi, ma che ottiene risultati guardando anche al bilancio) e dell'Atalanta. Entrambe guidate da proprietari italiani, italianissimi. Dietro c'è il Torino di un altro italiano che va meglio del canadese Bologna che andremo ad affrontare domenica (anche qua abbiamo patrimoni ben superiori a quello dei Pozzo, ma tanti debiti ripianati e pochi top player acquistati). Sul Palermo non mi soffermo nemmeno. L'operazione non è trasparente, non si capisce chi ci sia dietro e quindi evito di commentare.

Sono sempre stato un Pozziano, quando la politica imprenditoriale sposava quella sportiva. Gli ho sempre riconosciuto mille pregi e un solo difetto, non aver cercato seriamente di portare a casa la Coppa Italia, un trofeo alla portata. Continuerò a essere pragmatico, è una deformazione professionale (non da giornalaio, da bancario!): se i Pozzo tornano sulle linee strategiche che hanno dato tanto a Udine e all'Udinese (nonché a loro stessi, ci mancherebbe altro!) preferisco che restino, che Gino continui a seguire la squadra e che si affidi a chi quest'anno ha portato un cotale miglioramento. Quest'anno, la gestione Delneri, ha prodotto tre passi falsi (Cagliari, Empoli e Sassuolo). L'anno scorso per parlare di tre bisognava contare le partite belle. Il miglioramento è netto, lascia immaginare risultati migliori e utili in divenire; vendere ora sarebbe deleterio e illogico.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 26 aprile 2017 alle 19:00
Autore: Giacomo Treppo
vedi letture
Print