Trent'anni di Giampaolo Pozzo, trent'anni fatti quasi tutti di successi. Per il Paròn, che ha segnato la storia dell'Udinese, parlano i numeri. Numeri che sono impressionanti. Ben undici pass per partecipare ad una manifestazione continentale (Champions League, Coppa Uefa-Europa League), record per una per una squadra non metropolitana. In campionato due volte il terzo, il quarto, il quinto e il sesto posto; tre volte è arrivata settima. Successi difficili da eguagliare. Per un uomo, un imprenditore, che con il calcio non ci aveva niente a che fare, ma che alla fine ha creato un modello unico e scritto tanti record. Un uomo che piano piano si è appassionato al calcio, che ne ha capito i suoi meccanismi, fino a creare una macchina pressoché perfetta: quell'Udinese invidiata e studiata dai grandi. 

Un Paròn che ha saputo costruire delle squadre capaci di ribaltare le gerarchie del calcio italiano, di farsi grandi anche da provinciali. L'Udinese di Zaccheroni, di Spalletti, di Marino e di Guidolin gli esempi più belli. Squadre zeppe di talento, fatte di giocatori dai nomi sconosciuti ma divenuti poi campioni. 

In pochi anni allora l'Udinese del Paròn Pozzo è divenuta un modello da imitare per tutti. Il modello che ha scoperto, acquistato, formato e venduto “pezzi” quali Bierhoff, Amoroso, Fiore, Iaquinta, Jankulovski, Pizarro, Inler, Handanovic, Quagliarella, Sanchez, Asamoah, Pereyra, Isla e molti altri che ho dimenticato. Un modello unico di gestione di una squadra di calcio gestita esattamente come una azienda che spesso, a differenza di altri club, se non sempre, è in attivo. Un modello che ha puntato tutto sullo scoprire i giovani, sulla loro affermazione in un ambiente dove possono crescere con una società solida e con una piazza che sa aspettare e che non crea stress. All'interno dello stadio Friuli il Paròn ha voluto una sala video dove vengono visionati tanti campionati stranieri e minori sempre alla ricerca di giovani talenti da scoprire e rivendere a peso d'oro. Un esempio su tutti è stato Alexis Sanchez pagato 1,2 mln circa e rivenduto a 40 mln al Barcellona.

Dietro il presidente di calcio si cela allora anche un uomo d'affari che, a dispetto dei colleghi che ogni anno buttano un sacco di soldi e chiudono i bilanci delle società in perdita, con il pallone guadagna tantissimo. Al punto da averlo reso la sua principale attività. Pozzo, che oltre all'Udinese è patron anche dell'inglese Watford, può essere infatti considerato uno dei massimi esempi nel panorama internazionale di come si possano coniugare business e sport. E questo è stato anche un difetto. Perché l'Udinese avrebbe potuto arrivare ancor più in alto se in qualche occasione non si avesse pensato solo agli introiti e alle plusvalenze. E' mancata forse quella mentalità vincente che avrebbe fatto la differenza, preferendo sempre prima guardare ai bilanci che ai trofei. 

Dopo tanti successi negli ultimi tre anni qualcosa è sembrato a tutti essersi rotto definitivamente. L'Udinese è sembrata non essere più la stessa e aver perso tutto le sue migliori qualità. Persa la filosofia che l'aveva resa celebre, perso quel patto di sangue con un pubblico che ha saputo sempre aspettare pazientemente e digerire anche bocconi amari. Lo scorso anno è stato toccato il fondo, in una delle peggiori annate della gestione, con il Paròn stesso che sembrava essersi smarrito e forse arrivato davvero al capolinea. Un'Udinese fatta solo di marketing e non di cuore, fatta di denaro e non di idee, capace anche di svendere i propri valori. 

Ora si spera ci sia di nuovo la voglia di ripartire. Dopo le tante critiche, costruttive e mai distruttive dei friulani che amano questa maglia, il Paròn ci ha messo la faccia e si è detto pronto a tornare quello di un tempo, per fare di nuovo grande l'Udinese.

Riapire un nuovo ciclo da quello che è stato il maggiore investimento, lo stadio Friuli, che dopo varie controversie con il Sindaco di Udine il Paròn è riuscito a completamente a ricostruire e a farlo di proprietà della squadra. Un sogno divenuto realtà e considerato il vero scudetto di questa società.

L'Udinese e il suo pubblico allora devono tornare in alto. Per fare ciò però serve quel Paròn che ama la maglia, che fa le cose con passione, che sogna il salto definitivo tra le big. Quel Paròn può e deve tornare ad esserlo Giampaolo Pozzo. 

Auguri Paròn e torna ad essere quello che sei stato, il migliore.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 29 luglio 2016 alle 08:00
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
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