E’ normale, per chi scrive editoriali, macchiarsi di un peccato umano simile al delirio di onnipotenza, un ossimoro insomma. Si pensa di saperne sempre più di tutti, allenatori compresi. Mentre invece, sia chiaro, gli allenatori quasi sempre conoscono il calcio molto meglio di chi li giudica. A volte mi diletto a parlare di tattica. Per esempio, Udinese Crotone è iniziata con la squadra bianconera che pareva messa in campo con quel 4141 che si trasforma in 433 in fase offensiva che avevo già visto a Iachini contro l’Empoli, nel secondo tempo. Il calcio alla fine è semplice. 

Le poche volte che assisto a una partita dalla tribuna stampa, mi piace andare in conferenza, a fine match, e fare delle domande all’allenatore, più che ai giocatori. Sinceramente preferirei chiedere davanti a un bicchiere di buon Merlot e un piatto fumante di polenta; alla fine di una partita le risposte sono quasi sempre scontate, rito mediatico condito forse dal timore che parli l’adrenalina ancora presente in corpo. Ieri mi è successa una cosa strana. Ho sempre avuto qualche domanda, qualche curiosità, dal ruolo che Denis avrebbe preferito (la risposta era un ufficioso addio all’Udinese), al commento dei 24 punti di Colantuono a fine andata fino alla trovata di De Canio di mettere Kuzmanovic regista (per me la mossa che ci ha permesso di salvarci, l’anno passato). E sicuramente di domande a Delneri ce ne erano, ma ieri me ne sono stato zitto, in religioso silenzio. Perché???

Perché dopo la partita vinta a Bergamo nessuno può permettersi, per un bel pezzo, di chiedere lumi al mister sulla gestione della squadra, della disposizione, della formazione e dei cambi. Là Gigi da Aquileia, artista e artigiano di bottega, ha fatto dei cambi che parevano incomprensibili. Pensavo a una disfatta, l’ennesima Caporetto… ed invece! Invece la squadra è salita in grinta, in educazione tattica, in temperamento e pericolosità. Certo, a guardare il primo tempo si doveva dare un premio partita ai quattro difensori e specialmente al Papa Bello, lo Young Pope Karnezis. Meritavamo di soccombere. Ma nessuno tocchi quella vittoria, figlia di un secondo tempo da vera squadra. Il Friuli, storicamente terra di conquista, terra femmina di fronte alle invasioni di mezza Europa, era diventata condottiera per la prima volta con Zaccheroni (Torino sponda bianconera e subito dopo Parma), ma è con Guidolin che l’Impero aveva toccato il suo massimo. Con i cavalieri d’arme Sanchez e Totò avevamo conquistato l’Italia in lungo e in largo: il trittico Cesena Palermo e Cagliari, con il pubblico pagante (per vedere gli avversari che annientavamo) che si alzava in piedi e si spellava le mani per applaudirci è un qualcosa che varrà sempre più di qualsiasi trofeo. Per chi come me non ama il tiki taka, quell’Udinese, nella primavera di qualche anno fa, faceva il calcio più bello d’Europa. Poche balle, non sono avvezzo alle celebrazioni, allergico alle feste natalizie aziendali. Parlo con pragmatica certezza. 

Ora, scusate se vado di palo in frasca, ma dalla caduta dei giganti, finalmente abbiamo un allenatore che posso accostare a Guidolin, Marino, Spalletti e Zaccheroni. Poi vada come vada, perché la media punti di Delneri è davvero alta e non so se la squadra riuscirà a seguirlo anche nel ritorno (nostro recente tallone d’Achille), ma quella frase “tutti sono utili, nessuno è indispensabile” è quello che chiedevo a squarciagola da anni. La presenza in campo di un Angella è non solo grasso che cola, ma è anche un esempio, una lezione per i compagni. E difatti a lui e De Paul vanno i complimenti del tecnico. Il primo perché ha giocato bene; il secondo perché dopo una prima frazione disastrosa è tornato in campo a testa alta e occhi iniettati di sangue. Poco conta che un destro come lui renderebbe di più a sinistra. Decide Gigi e tutti zitti!

Cosa potevo chiedere a Delneri? C’erano meno giornalisti per lui che intorno a Gino Pozzo, capannello di capelli grigi che seguono il potere, un giornalismo molto più professionale del mio, che però non è il mio. Ho ascoltato cosa diceva Delneri, ho condiviso i complimenti per chi ha giocato, per chi ha lottato, per chi ha provato! Davanti alla frase sull’utilità & la necessità poi, non potevo davvero chiedere nulla.

La squadra sta viaggiando, da tre settimane a questa parte, forse al di sopra delle proprie potenzialità. Non credo che la media punti sarà quella attuale, a meno che l’artista bottegaio Gigi da Aquileia non compia un’altra opera d’arte. Ma io mi metto da parte, me ne sto zitto e non ho domande da fare. Per il momento sì, perché le prossime partite potrebbero anche riservare delusioni. Ma ora abbiamo un allenatore saggio, che sa scegliere uomini e schemi meglio di qualsiasi giornalista (loro, il capannello sorridente intorno al Paron Junior) o giornalaio (il sottoscritto).

Gli ho stretto la mano quando se ne è andato, come avevo fatto prima della partita a Pizzul (“palla al centro, partiti!”), gli ho fatto gli auguri di Buon Natale. Poi ho preso l’auto e mi sono perso nella nebbia della Pianura Padana per tornare a casa.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 19 dicembre 2016 alle 18:55
Autore: Giacomo Treppo
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