Questo non è l'anno zero, questo è l'anno del macchiavellismo. Il pragmatismo è d'obbligo perché le scuse stanno a zero. Dopo tre anni in cui il peggioramento è stato continuo e progressivo, dobbiamo per forza venirne fuori, in un modo o nell'altro. E non conta se giochiamo il calcio champagne di Zeman o il catenaccio di Trapattoni. Dobbiamo fare quaranta punti, non uno di meno. La vittoria sul Milan non è stata una vittoria lineare ed organica, e quindi si presta a impressioni ed idee più che a un commento di insieme. Iniziamo pure…

Primo – La classe arbitrale italiana è, nella mia modesta opinione, molto migliorata negli ultimi anni. Non ci sono più le punte di diamante, ma altrettanto non ci sono più quelle vergogne per la categoria che portavano nomi e cognome e che, bene o male, sono finiti tutti o quasi nell'inchiesta su Moggi & Co. Però… però Calvarese ce ne ha messo del suo per farci ricordare quel periodo. L'utilizzo dei gialli è la prova del nove di un arbitraggio. Una onestissima e fin troppo sportiva partita ha visto non so quante ammonizioni (quasi tutte a discapito dell'Udinese). Quella combinata a Perica (se non sbaglio) ha del comico, ricorda l'espulsione di Zola in Italia Nigeria di Usa 94. L'Udinese, una squadra dalla psiche labile manco fosse il protagonista di Psycho, è riuscita a resistere ed anzi ha portato a casa i tre punti.

Secondo – il western all'italiana non si basa sulla dicotomia fra buoni e cattivi, è questo che lo rende grandioso e di molto superiore ai classici di John Wayne. Thereau aveva ragione da vendere nel lamentarsi contro un De Paul che nel primo tempo sembrava sentire tutto il peso del numero dieci sulle spalle. Se c'è una frazione di gara nella quale l'Udinese meritava il vantaggio, era senz'altro la prima. Eppure Iachini ha tolto il francese, ha messo dentro il generoso Perica (lo chiamerei “ignorante” che per me è, calcisticamente, un grande complimento, ma non voglio creare fraintendimenti) che ci ha fatto vincere la partita. Ed anche qua torna il tema dello spaghetti western, che a più riprese prendo per spiegare il calcio e il suo mondo. Iachini non è uno “yes man”. Se vuole mettere la difesa a quattro la mette! Se vuole mettere dentro un giovane sottovalutato lo mette! Se ha in testa che il “bidone” Hallfredsson è funzionale al suo gioco, ecco che l'islandese si trasforma in un calciatore essenziale e determinante. Onore a Iachini, perché chi vince ha ragione, sempre e comunque (visto che lo fa rispettando le regole, ben lungi dal periodo del Moggi & Co.).

Terzo – la fase difensiva, molto negativa nella prima frazione di gioco (come contro l'Empoli) regalava le fasce al Milan. Pericoloso, molto pericoloso! Nel secondo tempo (proprio come contro l'Empoli) ecco che la squadra entra in campo più quadrata, molto meno pericolosa, ma ben messa in campo. Quello che aveva sbagliato in fase difensiva con la squadra toscana, Badu lo cancella con una prestazione sontuosa non solo a livello di km corsi (non è una novità), ma anche e sopratutto a livello tattico, chiudendo la strada sul nascere al buon Bonaventura. Sì, Iachini ne capisce…

Quarto – Mi trema la mano a dirlo, ma l'arrivo di Kums forse determina un buon mercato, che proprio dal centrocampo era partito malissimo (no Verre, no Kuzmanovic) e che dal centrocampo (Fofana, Kums e De Paul) potrebbe, e dico potrebbe perché serve tempo, attingere a nuove forze. Avere rivalutato Hallfredsson poi è un'autentica opera d'arte. Alzi la mano chi pensava, solo tre mesi or sono, che l'islandese potesse dare equilibrio, forza e copertura alla nostra mediana.

Quinto – io mi affeziono agli allenatori, deve essere il mio punto debole. Mentre credevo poco in Stramaccioni per via di una sua dialettica che mal si accompagna ai valori che vorrei a Udine (lo ammetto, sono un comune mortale e posso avere simpatie e antipatie); mentre negli ultimi tre anni la partita migliore, tatticamente parlando, è stata proprio Udinese Juventus 0.0 con il panchina il giovane romano; mentre credevo in un Colantuono che aveva portato bei risultati nel girone di andata per poi fallire completamente il ritorno; mentre avevo annusato con diffidenza un De Canio che aveva avuto la buona idea di mettere Kuzmanovic, leader, a dirigere il centrocampo e (ri)puntare su Fernandes… ecco, ora mi inizia a piacere Iachini. Non per il gioco che ancora latita, ma per due elementi che mi rendono “donna” e facile all'innamoramento. Il primo è il pressing alto, che se fatto male ci costa un contropiede passivo, come nel secondo tempo, ma che è l'essenza di una squadra “operaia” come la nostra. Il secondo è la schiettezza nel parlare di tattica anche in conferenza stampa. Mi annoiano la maggior parte delle domande dei giornalisti; io voglio parlare di calcio e non di sovrastruttura. Iachini ti dice chiaramente, sinceramente, senza “leccaculismi” che in seria A non si possono sbagliare assist, che si deve migliorare il possesso palla, che il modulo è stato cambiato perché con De Paul era giusto così. Pane al pane e vino al vino. Lo avevo sperato, intravedendo una comunanza di valori con l'ambiente friulano (quello più sano e lavoratore). Oggi il gol è venuto dopo quasi due minuti di possesso palla. Lo avesse avuto il Milan, probabilmente avrebbero segnato loro. Ma oggi noi avevamo Kums, che già ha fatto capire a tutti la sua importanza. Quella stessa magistrale importanza che ieri ha avuto Pontisso nella Spal: possesso palla, sfiancare l'avversario, farlo correre e determinare il gioco.

Non gioisco perché la stin calmus philosophy mi blocca, ma continuo a pensare a un numero, al negativo, come chi vuole, vuole vuole con tre punti esclamativi, raggiungere un obiettivo. Quel numero è menotrentaquattro, tutto attaccato sì. E da martedì si inizia di nuovo!

 

Sezione: Editoriale / Data: Dom 11 settembre 2016 alle 19:50
Autore: Giacomo Treppo
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