Questo doveva essere l’anno del De Profundis per la squadra bianconera, l’anno del satellite che rischiava seriamente la retrocessione. I soldi sono andati a Londra come da logica imprenditoriale. Che poi un tifoso possa essere d’accordo o meno poco conta, visto che a decidere è chi ha la proprietà. Una società di calcio deve essere un’impresa economica se vuole sopravvivere, non serve leggere manuali di antropologia economica. Ma, d’altra parte, c’è un settore specifico che è il tifo, quello che determina risultati e audience: un po’ operaio un po’ mercato. E’ con lui che la proprietà deve fare i conti. I Pozzo lo hanno imparato fra la fine dell’anno scorso e l’inizio di questo.

Resta il fatto che con investimenti diversi, i risultati fra Italia e Inghilterra sono simili, addirittura migliori a Udine. Entrambe le squadre hanno vinto due partite in meno di quelle perse. La differenza reti però è a favore, udite udite, della squadra bianconera: -2 per noi contro un -11 per il Watford. Quello che fa strano è il risultato di attacco per due società che dovrebbero vivere sulla valorizzazione dei giocatori: 27 gol in 23 giornate per i bianconeri contro 29 gol in 24 partite per i londinesi. Non sono certo numeri eccelsi…

Il confronto Delneri vs Mazzarri vede vincente senz’altro il friulano. Con una squadra costata meno, in un campionato più difficile vista la disparità finanziaria fra le squadre di alta e medio bassa classifica, ha ottenuto uno score migliore. Ricordiamo che la media punti di Gigi da Aquileia è ben superiore, visto che è subentrato: 1.375 per il friulano contro 1.25 per il toscano. Quale è la componente che ha prodotto lo stesso risultato con meno soldi e giocatori? L’organizzazione e la competenza. Delneri costa meno e vale più di Mazzarri, Fofana, Samir, De Paul e Jankto costano poco o niente (calcisticamente parlando) ma hanno una resa superiore ai compagni d’oltremanica. L’arrivo di Bonato e il new deal societario improntato al zitti e lavorare ha sortito i giusti risultati. 

L’Udinese non è all’anno zero, ma all’anno +1, quello in cui si dà l’imprinting ai giovani per una nuova (revival) mentalità vincente. Si cerca il risultato con il bel gioco, con la squadra. I miglioramenti di Jankto in fase difensiva, suo tallone d’Achille, o quelli di De Paul sulla fascia, ne sono la riprova. E’ da qui che si deve partire nel giudizio del girone di ritorno. L’anno scorso i punti furono 24 nel girone autunnale e 15 in quello primaverile. L’Udinese sarebbe arrivata ultima in classifica, se si fosse considerato solo il ritorno. E’ questo che deve essere l’obiettivo per questa stagione, ripetere nel ritorno i risultati dell’andata. Uno scostamento di 3 punti massimo è accettabile, non oltre. Le motivazioni vanno insegnate, impartite, coltivate. Ripetere lo score negativo della scorsa stagione sarebbe deleterio.

Udine e l’Udinese hanno mostrato di avere quelle competenze che le permettono di non essere un semplice satellite, ma di poter essere tuttora la Stella Polare della galassia Pozzo. La squadra c’è, lo dicono i numeri, lo dicono la maggior parte delle prestazioni. L’obiettivo sono i 50 punti, e domenica c’è la Fiorentina… 

Sezione: Editoriale / Data: Mer 08 febbraio 2017 alle 19:52
Autore: Giacomo Treppo
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