L’Udinese è nella terra di mezzo. Lo è in classifica, lo è societariamente. Ormai le voci di un interessamento della Redbull sono talmente tante e trovano così tanti riscontri che difficilmente si possono ascrivere a bufale (o fake news, come va di moda dire). Qualcosa sotto dovrebbe esserci, che sia un pour parler, che sia un interessamento per l’Udinese o che sia una joint venture.

Ho letto ultimamente qualche articolo sui bilanci dell’Udinese e del Watford. Venivano espresse perplessità sui conti economici dei bianconeri, si chiude in perdita. Magari averne di società che chiudono in perdita perché sovrammortizzano le immobilizzazioni. Tanto più, pochi mesi dopo aver chiuso il bilancio sono state incassate plusvalenze. L’Udinese è, come detto tante volte, un’impresa metalmeccanica. Acquista a poco materia prima, la forma e la rivende a prezzi molto più alti. Quello che non riesce a fare internamente (l’organizzazione non costa nulla quando rende, costa tantissimo quando non rende) lo esternalizza: Zielinskj, Cuadrado, Meret etc etc… Resta il fatto che quest’anno è tornata alla sua “storica” politica del puntare sui giovani. Samir, Jankto, Fofana e De Paul vedranno aumentare il loro valore. Widmer si sta consacrando come jolly tutto fare sulla fascia destra. C’è ancora tanto da spremere per ottenere succo di grana… E sia ben chiaro, chi scrive pensa che questo sia il motore che fa andare avanti il mondo, perché nel medio lungo periodo tende a un equilibrio che può portare anche risultati sportivi.

Il bilancio del Watford mi ha colpito per un altro aspetto: il costo del personale. Perché pagare tanto una squadra quando hai così tanti diritti televisivi? A cosa serve andare in Inghilterra se non puoi aumentare la forbice fra costi e ricavi rispetto all’Italia? Evidentemente il Watford vuole consolidare il suo ruolo in Premier prima di iniziare a valorizzare e rivendere a dieci volte tanto. I rischi connessi a un ambiente che ancora non si conosce bene possono essere mitigati da investimenti cospicui sul fronte giocatori. Se invece dovesse durare una tale politica, l’investimento sarebbe inutile. Tanto valeva investire dove i costi fissi sono più bassi. Ergo, penso che il Watford sia in fase di implementazione.

Ora, l’Udinese degli ultimi anni aveva cercato di abbandonare la politica della valorizzazione dei giovani ed ha miseramente fallito. Il girone di ritorno dell’anno scorso è stato tragico, sportivamente parlando. Quindici punti in 19 gare portano dritti dritti in serie B. Da quando c’è stato il cambio di gestione, dal padre al figlio, si sono susseguiti errori di valutazione (mercato) ed organizzazione (disciplina degli atleti e dei dirigenti). Poi, le persone intelligenti capiscono gli errori e vi rimediano. E’ arrivato a Udine un DS di affidamento, quanto meno per la gavetta, per i risultati, per il ruolo anche di DG ricoperto in altre realtà. Un uomo di calcio a 360 gradi, un buon mediatore (così me lo descrisse quasi 10 anni fa, una persona che aveva lavorato con lui). Sono stati messi i silenziatori alle bocche dei vari dirigenti che l’anno scorso parevano inseguire i microfoni come gli ospiti dei reality. La ciliegina sulla torta è stato Delneri, un mister che per carisma, mentalità e radici ha subito preso posto nel cuore della tifoseria. Ed assieme a lui, già prima di lui, si è tornati a puntare sui giovani di potenzialità.

Gino Pozzo ha corretto la mira, ha tolto alibi alla squadra richiamandola alle proprie responsabilità. Se l’anno scorso capire chi era veramente il colpevole dei 15 punti nel ritorno era come rapportarsi al mistero della fede, quest’anno il calo delle prestazioni può essere ascritto solo alla squadra che scende in campo. Ma… se il Watford è in una fase di strutturazione (si stanno costruendo le fondamenta tecniche per la permanenza in Premier e il consolidamento degli incassi da media), si può già pensare di vendere una società come l’Udinese che ha una capacità di generare utili molto maggiore della consorella londinese? Privarsene potrebbe essere un errore non da poco… Un passo azzardato, che rischierebbe di essere più lungo della gamba. Perché in Inghilterra, con i suoi diritti televisivi, si può volare; ma senza l’Udinese le ali rischiano ancora di essere di cera.

 

Sezione: Editoriale / Data: Mer 08 marzo 2017 alle 20:20
Autore: Giacomo Treppo
vedi letture
Print