Complimenti allo Spezia, che in casa nostra ci ha preso a pugni e buttato fuori dal ring. K.O senza appelli. La squadra di Mimmo Di Carlo si è dimostrata tosta e cinica e non ha perdonato alcun nostro errore. Una buonissima compagine che nel prossimo campionato cadetto sicuramente dirà la sua. 

Valentini, Okereke, Nenè, non Messi, Ronaldo, Ibra. Bisogna essere realisti. Usciamo a testa bassa subito dalla Coppa contro una squadra che sulla carta, e anche negli stipendi, è inferiore. Lo Spezia non è il Barcellona o la Juve ma per noi è diventato l'ennesimo avversario insuperabile. 

Eppure i presupposti sembravano essere buoni, con una preparazione fatta a dovere e l'intenzione di voler tagliare con il passato e di voler ripartire da zero. In campo però le buone intenzioni e il lavoro fatto non si sono visti. Qualcosa non è andato, è chiaro. Dietro si balla e non si può dire perché abbiamo fuori i migliori. Heurtaux, svogliato e distratto, è stato inguardabile. Danilo, fresco di rinnovo e del grado di capitano, ha guidato una difesa che possiamo definire traballante. Quando concedi cinque o sei chiare occasioni da gol agli avversari qualcosa che non va c'è. Fuori c'era Angella ma qui servirebbe davvero un aiuto dal mercato. A metà campo Fofana non è a suo agio in quel ruolo. Tatticamente non è il suo e fa fatica. Con Badu poi fa poi più confusione che altro, proprio perché tatticamente non si trova. Servirebbe un regista vero. In realtà ci sarebbe già quel Balic che, dipinto da tutti come un fenomeno, rimane ancora ai margini della rosa. A questo punto si poteva tenere Verre che tra l'altro ieri ha trascinato il suo Pescara. A sinistra uno dei peggiori Armero che abbiamo visto, con Jantko rimasto a scalpitare in panchina. È rientrato Adnan ma è difficile capire quale sia il male minore tra lui e il colombiano. Davanti Zapata, che si può anche giustificare per un fisico imponente che richiede del tempo per ingranare, è ancora appesantito nelle movenze. A prova di ciò teniamo quei due-tre palloni in orbita nella galassia dei Rizzi e il rigore sbagliato. E pensare che in ogni caso lo stiamo coltivando per il Napoli. Matos invece corre tanto ma non conclude niente. In questo sport la corsa da sola non basta. Thereau, che nonostante tutto è il migliore che abbiamo in quella zona, si dice essere infortunato ma già con le valigie in mano. Per questo motivo serve davvero un innesto, che con Penaranda possa alzare il tasso qualitativo in avanti. 

Capitolo allenatore. Iachini, che ha dimostrato di essere un gran lavoratore e con delle idee ben chiare in ritiro, si smentisce all'esordio continuando a ostinarsi sul modulo del passato. Se vuole risollevare questa Udinese deve avere decisamente più coraggio e azzardare. Il 3-5-2 va cambiato perché non ci sono gli interpreti adatti e i nuovi giovani vanno lanciati. Certe cariatidi invece non si deve aver paura di lasciarle fuori. 

Non tutto è da buttare, c'è quel de Paul che sta provando a caricarsi l'Udinese sulle spalle e che deve essere la nostra base per il futuro. Anche gli altri nuovi devono solo trovare la giusta collocazione, perché Fofana e Penaranda non sono due brocchi. Ancora fiducia a Bonato che in questi ultimi giorni di mercato deve trovare i tasselli giusti per comporre una rosa all'altezza. Tagliare i rami secchi, e ieri si è visto quali sono, e dentro gente nuova, fresca e carica di motivazioni. 

Nel frattempo arriviamo al debutto in campionato tra sette giorni, tra l'altro contro una corazzata come la Roma, con la paura di aver sbagliato tutto per l'ennesima volta

Sezione: Editoriale / Data: Dom 14 agosto 2016 alle 12:00
Autore: Stefano Pontoni / Twitter: @PontoniStefano
vedi letture
Print