L'Udinese vince una partita con la bellezza (nel primo tempo) e la sofferenza (nel secondo). E' sempre una squadra a due facce, ma non credo sia una questione di testa. Questa volta, come a Ferrara contro la Spal, è mancata la freschezza atletica. Questa volta, rispetto alla sciagurata trasferta in terra emiliana, l'Udinese ha molti alibi. Degli undici in campo ben sei giocatori avevano giocato il doppio impegno con le proprie nazionali. Ed ecco che nel secondo tempo (a dir la verità già negli ultimi sette minuti del primo tempo) le gambe non reggevano più.

A immolarsi per la causa, un sorprendente Lasagna (quanto ci metteranno i tifosi a ribattezzarlo Lasagne?) che, usando un termina puramente tecnino, si è sbattuto per tutti i 98 minuti del match.

La squadra sembra aver seguito Delneri, o forse, più probabilmente, Delneri aveva il polso della squadra. Senza l'anarchico Thereau, ecco che tutti corrono di più, il gioco ne beneficia e vengono fuori due ottimi giocatori come Jankto e De Paul. Il loro primo tempo è magnifico, ed ottimo quello di Barak, non tanto per i passaggi, quanto per l'importanza tattica del ruolo. E' lui che chiama la squadra al pressing andando sempre sul portatore di palla. Il Genoa ne esce fuori distrutto, il vantaggio sta stretto a una squadra che ha creato tanto ma che non è riuscita a finalizzare. L'eroe Lasagna sbaglia due tiri finiti di poco a lato, e proprio un buonissimo Barak non gli fa l'assist vincente quando era da solo in area.

L'Udinese finalmente è squadra, ed è squadra di Delneri: velocità, pressing alto e agonismo. Poi la pioggia a una condizione atletica non eccellente fanno il resto. Il secondo tempo è negativo sotto l'aspetto tattico, perché Barak non ne ha più e nessuno chiama il pressing. Da Maxi Lopez, che sopperisce alla mancanza di minutaggio con la classe, fino al giovane Jankto, tutti calano, addirittura un De Paul che nel primo tempo pareva in versione Conte Nascetti, perché prendeva in giro tutti i giocatori rossoblu che gli capitavano in zona. A complicare le cose ci si mette un Pezzella di ritorno da ottime prestazioni con l'Under 21. La giovane età e la voglia di farsi notare lo portano a commettere un fallo stupido quanto inutile. In 10 contro 10 l'Udinese rincula, sì, ma per la prima volta da tanto tempo riesce anche a gestire la partita. Il Genoa non è mai stato veramente pericoloso, e nell'unico tiro (evidente fuorigioco di Galabinov) Scuffett si è scrollato di doso tutte le incertezze del periodo mostrando quanto può essere forte.

E' stata una partita in chiaro scuro, bene il primo tempo, poi male il secondo, nella quale però non è mai mancata la voglia di combattere, di sgarfare direbbe il mister. Per la prima volta, con un colpevole ritardo, l'Udinese dà l'anima in campo, aiutata da un nuovo leader, lo svizzero (mica tanto) Behrami, al quale oggi penso tutti i tifosi avrebbero dato la fascia da capitano. Pareva un secondo allenatore in campo la prestazione è stata di quelle che gli vedevo fare a Napoli vari anni fa, proprio sotto la pioggia, proprio dopo gli impegni di nazionale. Un giocatore da prendere ad esempio, sul campo di gioco.

Ora bisogna lavorare sulla forma, sulle gambe, sull'ossigeno, per portare il pressing per novanta minuti; perché Barak o chi per lui sia sempre presente sul portatore di palla. Con una forma migliore oggi non avremmo sofferto mai. Come ho già scritto, ora bisogna crescere, gradualmente, se possibile costantemente visto che di fianco ai giovani ci sono anche compagni esperti. Solo una domanda sorge spontanea: ma finora, dove eravate?

Sezione: Editoriale / Data: Dom 10 settembre 2017 alle 17:27
Autore: Giacomo Treppo
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