L'Udinese che fu non esiste più. Ne danno triste notizia i tifosi. Inutile tergiversare o guardare con ottimismo al futuro. Io stesso, con l'arrivo di Bonato, avevo sperato che la società avesse capito gli errori commessi e volesse puntare su uno zoccolo duro di italiani, meglio se giovani, meglio se bravi. A Sassuolo è stato fatto ed i risultati hanno dato ragione come prima fu in queste terre, ma l'Udinese non è più una squadra di calcio. O almeno, il core business è altro.

Il passaggio di consegne fra il Paron ed il figlio Gino ha provocato una frattura rispetto al passato, una disaffezione tangibile, uno sperpero di competenze. E non c'è nemmeno più il buon Giaretta a fare da parafulmine.

La società di via Cotonificio era davanti alla porta e il portiere era il regista televisivo che difende i pali dell'Islanda. Doveva solo prendere la mira ed il gol era assicurato, ed invece ha sparato alto. Verre ceduto al Pescara per soli quattro milioni, e pare che dietro ci sia un giro di giocatori giostrato dal Napoli. Così, assistiamo al continuo indebolimento della rosa. Un dissanguamento iniziato negli ultimi due anni di Guidolin, quando si volevano far ricadere le colpe sull'allenatore di Castelfranco Veneto. Un impoverimento che ha toccato le vette più alte nelle formazioni presentate nel girone di ritorno dell'ultima stagione, quando l'età media in campo era di 28 anni e passa.

Ma cosa è cambiato? La società bianconera è passata dall'essere una fabbrica a una commerciale. E' lampante. Qua non si costruisce più. Alcuni nomi mandati a maturare e che non hanno più messo piede a Udine: Zielinsky, Verre, Scuffet, Jankto. Di questi quattro giocatori, tre avrebbero fatto la fortuna dell'Udinese nella passata stagione.

Forse Gino Pozzo è conscio di non saper organizzare una società come faceva il padre, avvalendosi di personaggi come Piazzola, Marino e Larini. Forse, a Gino Pozzo interessano più i guadagni dell'impresa, e così l'Udinese sembra essere diventata una società di agenti. Sì… ne avevo avuto il sentore quando ho letto l'ultima intervista di Giaretta. Per lui i tre anni passati in terra friulana erano stati magnifici, un'occasione di crescita perché aveva potuto affiancare Gino Pozzo nelle trattative sui diversi giocatori. E il campo? E i risultati? E una squadra vergognosa, impresentabile nelle partite contro Juventus e Torino, Frosinone e Carpi? Quello non era importante.

L'Udinese è una costola, non è più il cuore. Prima di compravano Giannichedda e Bertotto, ora si mandano in giro Jankto, Faraoni ed Angella. Ed il povero Scuffet si rassegni, non sembra che da queste parti interessi molto riportare un furlan in maglia bianconera. Prima si comprava Fiore, ora si vende Verre. Già fu un grande errore mandarlo in prestito al Pescara dopo una stagione magnifica al Perugia di Camplone. E come lui Faraoni (chissà perché la difesa del Novara ha iniziato a prendere gol su gol da quando il nostro si è infortunato?). Ed ora toccherà a Scuffet, a Jankto (guardate lo score degli assist, guardate gli score dei bianconeri dell'anno scorso e fatevi due conti).

I casi sono due: o si sbaracca, oppure l'Udinese degli Iturra, degli Hallfredsson e dei Marquinho è un peso da gestire. Le plusvalenze sono state esternalizzate. E non centra il Watford. Quello semmai è la riprova che qualcosa non va. Assumere Flores e Mazzarri quando avevi sotto contratto Guidolin è incomprensibile.

Arrendetevi, o poveri tifosi; arrendetevi anche voi che come me siete stati sempre e comunque sostenitori di quella politica tutta “pozziana” del compra a poco, costruisci e rivendi a molto. L'aria è cambiata, il nome dello stadio svenduto, il vanto dell'organizzazione finito. L'Udinese, oggi, somiglia alla Gea che fu, una società di intermediazione giocatori. E il calcio, e l'Udinese, e i colori bianconeri, con tutto questo, centrano ben poco.

 

 

 

 

Sezione: Editoriale / Data: Lun 27 giugno 2016 alle 10:00
Autore: Giacomo Treppo
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